La presente traduzione di uno dei saggi più importanti del teologo e filosofo Pavel A. Florenskij si basa sul testo filologicamente più attendibile edito in Russia nel 1995, che ricompone il testo originario basandosi sul manoscritto degli anni 1921-'22 (dettato da Florenskij alla moglie e poi da lui corretto), e su due copie dattiloscritte, riviste dall'autore soltanto in parte. Questa traduzione vuole, a partire dal titolo (Iconostasi), restituire al lettore italiano una versione quanto più possibile fedele e attendibile di un caposaldo della riflessione teologica e filosofica sull'icona frutto del lavoro che Florenskij aveva svolto per la conservazione dei beni culturali del monastero di San Sergio. Iconostasi nasce, dunque, dalla fusione di parti diverse, riguardanti il platonismo e l'iconografia, l'origine dell'incisione e l'iconostasi vera e propria. Riguardo al ruolo di primaria importanza conferito all'icona nella spiritualità ortodossa in quanto testimonianza visibile del mondo invisibile, Florenskij sottolinea la fondamentale differenza che esiste tra le iconografie d'Oriente e Occidente: essa sta proprio nel fatto che l'icona non è un'opera d'arte creata dalla fantasia del pittore, non è un prodotto del libero arbitrio dell'artista, ma nasce dalla "visione" di un santo. Iconostasi appare oggi quanto mai un testo attuale e necessario per comprendere il retroterra culturale della cristianità orientale.
Questa importante opera di Florenskij - tradotta qui per la prima volta dal russo in italiano da Claudia Zonghetti - scritta nel 1906, ancora studente al terzo anno dell’Accademia Teologica di Mosca, non è mai stata attentamente esaminata, né quanto alle questioni ecclesiologiche qui trattate, né quanto al suo significato in relazione alle successive opere teologiche di padre Pavel. Si tratta di un vero e proprio “trattato” che, a oltre un secolo dalla sua stesura, mantiene intatto il suo interesse, svelando un tesoro della riflessione ecclesiologica ancora sconosciuto per la cultura teologica europea. La preziosità dell’opera non risiede soltanto nelle acute e geniali intuizioni giovanili di Florenskij, ma anche nella sorprendente anticipazione di alcune questioni cruciali del rinnovamento ecclesiologico del secolo XX. Inoltre, trovano qui una loro degna anticipazione alcuni temi portanti del pensiero florenskijano.
Pavel Florenskij è stato paragonato più volte a Leonardo da Vinci o a Blaise Pascal per la sua intelligenza straordinaria, in grado di unire le più alte speculazioni metafisiche con la matematica e l’ingegneria, la storia dell’arte e la chimica. Dottore in matematica all’università di Mosca a 22 anni, rifiuta la cattedra universitaria e studia teologia. Si sposa, viene ordinato presbitero ortodosso, ha cinque figli. Docente di filosofia presso l’Accademia Teologica moscovita, svolge un’attività sia filosofico-teologica sia scientifica di primissimo livello, fino a che il potere comunista, mal sopportando che quella intelligenza superiore potesse conciliarsi con l’essere cristiano e prete (Florenskij si presentava agli incontri accademici e scientifici in abito talare) lo rinchiude nel famigerato lager delle isole Solovki all’estremo nord del paese. Dopo anni di prigionia e di lavori forzati, l’8 dicembre 1937 nei pressi di Leningrado, all’età di 55 anni, gli viene tolta la vita mediante fucilazione. Il luogo della sepoltura è rimasto sconosciuto, anche se nel luglio 1997 sono state scoperte delle fosse comuni di prigionieri delle Solovki nelle quali sono probabilmente disperse le sue spoglie. Tra le sue opere finora apparse in traduzione italiana: La colonna e il fondamento della verità (Rusconi 1974), Le porte regali (Adelphi 1977), Lo spazio e il tempo nell’arte (Adelphi 1995), Il significato dell’idealismo (Rusconi 1999), Non dimenticatemi (Mondadori 2000), Ai miei figli (Mondadori 2003). Per San Paolo: La mistica e l’anima russa (2006).
«Il mondo prigioniero, prigioniero degli artigli della morte, si dimenava impotente e mesto. E scendevano lacrime di infinita pietà... Scendevano ad una ad una dagli occhi del Padre Celeste, perché Egli amava il mondo come solo Dio può amarlo»
Dopo oltre cinquant’anni di oblio, l’opera di Florenskij è stata progressivamente riscoperta in Russia e in gran parte d’Europa. In questo volume compaiono alcuni scritti inediti tra i più significativi di quelli dedicati alla mistica. Sono scritti che, nella loro pluralità di approccio, testimoniano il suo indomito ardore filosofico e spirituale nel voler riportare il pensiero a esprimere la pienezza della vita. Essi abbracciano le tematiche più importanti della sua vita, quali la spiritualità, la preghiera, l’interpretazione della Bibbia, la dimensione estetica, le icone, la storia spirituale della Russia. Il volume si apre con un ampio e documentato saggio introduttivo di Natalino Valentini, il più insigne studioso italiano dell’opera di Florenskij, con una aggiornata nota bibliografica. Le note ai saggi che compongono il testo sono di Lubomir Zak, professore di teologia fondamentale alla Pontificia Università Lateranense e riconosciuto esperto internazionale dell’opera di Pavel Florenskij.
Pavel Florenskij è stato paragonato più volte a Leonardo da Vinci o a Blaise Pascal per la sua intelligenza straordinaria, in grado di unire le più alte speculazioni metafisiche con la matematica e l’ingegneria, la storia dell’arte e la chimica. Dottore in matematica all’università di Mosca a 22 anni, rifiuta la cattedra universitaria e studia teologia. Si sposa, viene ordinato presbitero ortodosso, ha cinque figli. Docente di filosofia presso l’Accademia Teologica moscovita, svolge un’attività sia filosofico-teologica sia scientifica di primissimo livello, fino a che il potere comunista, mal sopportando che quella intelligenza superiore potesse conciliarsi con l’essere cristiano e prete (Florenskij si presentava agli incontri accademici e scientifici in abito talare) lo rinchiude nel famigerato lager delle isole Solovki all’estremo nord del paese. Dopo anni di prigionia e di lavori forzati, l’8 dicembre 1937 nei pressi di Leningrado, all’età di 55 anni, gli viene tolta la vita mediante fucilazione. Il luogo della sepoltura è rimasto sconosciuto, anche se nel luglio 1997 sono state scoperte delle fosse comuni di prigionieri delle Solovki nelle quali sono probabilmente disperse le sue spoglie.
Tra le sue opere finora apparse in traduzione italiana: La colonna e il fondamento della verità (Rusconi 1974), Le porte regali (Adelphi 1977), Lo spazio e il tempo nell’arte (Adelphi 1995), Il significato dell’idealismo (Rusconi 1999), Non dimenticatemi (Mondadori 2000), Ai miei figli (Mondadori 2003).
Pavel Florenskij venne ucciso in un gulag delle isole Solovki, uno dei più terribili luoghi di repressione della dittatura staliniana, nel 1937. Nonostante le lettere venissero sottoposte a rigorosa censura e non vi potesse mai comparire la parola "Dio", l'epistolario di padre Florenskij rappresenta un documento di particolare eccezionalità per il rilievo esistenziale e teoretico. Biografia e pensiero, metafisica ed esistenza, ragione e passione si congiungono intimamente nell'esperienza tragica di un testimone tra i più autentici e radicali del nostro tempo, martire della fede ortodossa in terra russa negli anni del terrore staliniano.
Il libro fa parte della serie Scrittori di Dio. Una grande impresa editoriale nel contesto del Progetto Culturale della Chiesa Italiana. Chi varcherà la soglia del nuovo millennio avrà il desiderio di portare con sé l'eredità dei suoi padri. Un patrimonio enorme e straordinario è racchiuso nelle parole degli autori che hanno fatto la storia del pensiero cristiano e della nostra cultura. Suddivisa in quattro sezioni - Patristica, Medioevo, Moderni e Contemporanei - Scrittori di Dio rende finalmente accessibile a tutti i loro scritti più belli. Una splendida serie di volumi da collezionare. L'incontro con ogni singolo autore è guidato da uno specialista attraverso una vera e propria Guida alla lettura. Il contenuto di ogni volume è così strutturato: 1. Breve biografia. 2. Gli scritti più belli scelti da uno specialista. 3. Le frasi celebri. 4. Bibliografia.
Questa serie di saggi del grande pensatore, teologo e scienziato ("il Leonardo russo") morto in un gulag sovietico nel 1937, guidano il lettore alla scoperta della vitalità segreta della parola.
Il percorso dell'ambiguità nel quale si muove Pavel Aleksandrovic Florenskij (1882-1943), autore dei saggi sull'arte che sono qui presentati, è quello della verità dell'essere spirituale (l'uomo come persona vivente), che si cela dietro apparenza della realtà (l'uomo come spettatore), ma molto più spesso attraversa la stessa apparenza, sia essa l'inganno percettivo dell'illusione ottica o «l'immaginario matematico».
Questo saggio è la prima traduzione mondiale di un testo di Pavel Florenskij risalente al 1922 e fortunosamente riemerso in Russia in anni recentissimi. Nato nel 1882, fucilato nel 1937 dopo essere stato deportato nell’estremo Nord della Russia, Florenskij è una soggiogante figura di mistico, filosofo, matematico e teologo, quale poteva apparire soltanto in quella prodiga fioritura di genialità che si ebbe in Russia nei primi anni di questo secolo. Chi poté conoscerlo ha testimoniato dell’immenso potere che aveva la sua persona. Per decenni i suoi scritti furono, per molti russi, una leggenda – e inappagato il desiderio di ritrovarli. Oggi, a poco a poco, e per vie traverse, essi ricominciano a filtrare, in Russia e in Occidente.
Il mondo della pittura di icone, che Florenskij ci svela in queste pagine, rimarrebbe per sempre incomprensibile se lo si avvicinasse con i consueti strumenti della critica d’arte. Esente dalla prospettiva, incompatibile con la concezione della pittura dominante in Occidente dal Rinascimento in poi, l’icona presuppone una metafisica delle immagini e della luce. Ed è a questa metafisica che Florenskij ci introduce, scendendo poi in analisi storiche acutissime, che svariano dalla pittura fiamminga alle tecniche della preparazione dei colori, dalle forme dei panneggi al significato dell’oro e al nesso fra le icone e la liturgia della Chiesa orientale. Accompagnati da questa guida incomparabile, possiamo così finalmente varcare le «porte regali» dell’iconòstasi, «confine fra il mondo visibile e il mondo invisibile», luogo dove si manifesta una pittura sublime, in cui le cose sono «prodotti della luce».