I saggi raccolti in questo volume sono dedicati a insigni rappresentanti della cultura filosofica, teologica e letteraria del Novecento, da Buber a de Waelhens, da Jankélevitch a Leiris, da Marcel a Merleau-Ponty, da Rosenzweig a Wahl. Quasi tutti scritti nel corso degli anni Ottanta, i contributi costituiscono una tappa di grande rilievo nel contesto del lungo itinerario di ricerca di Emmanuel Lévinas e consegnano una panoramica vivida degli sviluppi e degli interessi più recenti e più maturi del pensiero del filosofo francese.
Come spiega nell’introduzione Francesco Paolo Ciglia: «è come se egli regolasse i conti pubblicamente con le sue fonti di ispirazione o con gli interlocutori privilegiati del suo messaggio filosofico, mettendo in chiaro la sua prossimità o la sua distanza da ognuno di essi».
Sommario
Hors Sujet: appunti di lettura (F.P. Ciglia). Prefazione. I. Martin Buber. II. Franz Rosenzweig: un pensiero ebraico moderno. III. Jean Wahl senza avere né essere. IV. Vladimir Jankélévitch. V. Sulla significatività del senso. VI. Sull’intersoggetività. Note su Merleau-Ponty. VII. In memoriam Alphonse de Waelhens. VIII. I diritti umani e i diritti altrui. IX. Le corde e il legno. Sulla lettura ebraica della Bibbia. X. Linguaggio quotidiano e retorica senza eloquenza. XI. La trascendenza delle parole. A proposito delle Biffures. XII. Fuori dal soggetto. Note del curatore.
Note sull'autore
Emmanuel Lévinas (1905-1995), filosofo lituano naturalizzato francese, ha insegnato all’École normale israélite di Auteuil, nelle università di Poitiers e di Paris-Nanterre e infine alla Sorbona. Tra le sue opere Marietti ha pubblicato anche: Dall’esistenza all’esistente (1986), Nomi propri (1990) e Trascendenza e intellegibilità (2018).
Il sistema monetario non è qualcosa di prettamente tecnico e separato dal resto delle istituzioni sociali. La soluzione che viene data al problema della moneta è parte integrante dell'habitat istituzionale dentro cui viviamo. E da essa dipendono i gradi di libertà di cui possono beneficiare le nostre azioni. Friedrich A. von Hayek, Premio Nobel per l'Economia e maggiore rappresentante della cultura liberale del Novecento, ha fatto della questione monetaria il tema della sua prima riflessione teorica. Si è poi dedicato ad analizzare i presupposti gnoseologici e normativi su cui si basa la società libera. E ha formulato una severa critica alla "democrazia illimitata", quel tipo di sistema sociale in cui «non è più la volontà o l'opinione della maggioranza a determinare cosa debba fare il governo, ma è il governo che è costretto a soddisfare ogni tipo di interesse, allo scopo di mettere assieme una maggioranza». Tale situazione è in parte sostanziale favorita dal monopolio governativo dell'emissione della moneta. Come dire che, per ripristinare una "democrazia limitata", per circoscrivere cioè il potere del ceto politico, è necessario abbattere quel monopolio, responsabile di inefficienza, disoccupazione, fenomeni degenerativi della vita sociale. Ossia: bisogna affrancarsi da qualsiasi forma di sovranismo monetario. Il che è possibile solo a condizione che la moneta venga offerta da istituzioni che operino in regime di concorrenza. Hayek presenta in questo suo saggio una proposta ben articolata, su cui tutti i difensori della libertà individuale di scelta devono riflettere. Come alcuni commentatori hanno messo in evidenza, è possibile che tale proposta debba essere integrata ed emendata. Lo stesso Hayek lo riconosce. Ma resta il problema che il monopolio dell'emissione della moneta non è compatibile con le priorità funzionali di una società aperta. E una soluzione dev'essere trovata.
Tra il 1992 e il 1996 Alain Badiou dedica il seminario che tiene presso l'École normale supérieure alla definizione della nozione di antifilosofia. Dopo aver ripercorso il pensiero di Nietzsche (1992-1993) e prima di affrontare Lacan (1994-1995) e san Paolo (1995-1996), il filosofo francese si sofferma su Wittgenstein (1993-1994), proponendo una complessiva e originale rilettura del Tractatus logicophilosophicus. In esso vengono rintracciate le tre operazioni che contraddistinguono l'antifilosofia: la critica linguistica degli enunciati filosofici; il riconoscimento della filosofia come atto; l'appello, contro l'atto filosofico, a un atto alternativo e innovativo, che nel caso di Wittgenstein si presenta come "arci-estetico", puro mostrarsi di ciò che non può essere detto. Badiou offre così una inedita interpretazione di uno dei testi chiave della filosofia del Novecento e un insolito ritratto del suo autore, "mistico, esteta, staliniano della spiritualità".
La filosofia è l'accadimento decisivo nella storia dell'uomo. Ma è tanto decisivo quanto radicalmente alienato. In queste "Lezioni milanesi" Emanuele Severino va al fondo di tale alienazione, ripercorrendo le tappe essenziali della storia filosofica. La filosofia crede che il diventare altro degli essenti appaia e sia evidentemente il loro modo di essere fondamentale. Ma così, rileva Severino, essa pensa che l'ente sia niente. Il tratto essenziale di tale "nichilismo" è la sua inconsapevolezza: si identifica l'ente al niente proprio nell'atto in cui si crede di affermarne l'essere. La formulazione aristotelica del principio di identità-non contraddizione ne è l'esempio principe: l'ente è quando è, non è quando non è. La riflessione di Severino non si limita a mostrare la contraddizione del contenuto del nichilismo, ma si rivolge anche alla sua forma logica: isolando il soggetto ("momento semantico non apofantico" in linguaggio aristotelico, operatio prima intellectus nel linguaggio di Tommaso) dal giudizio di identità (momento semantico apofantico in Aristotele, operatio secunda intellectus per Tommaso), il dire nichilistico consiste essenzialmente nella identificazione della cosa e del suo non essere sé stessa. Al termine di queste "Lezioni" Severino apre però uno scenario grandioso: l'uomo non è solo contraddizione, ma "essenzialmente più che uomo" in quanto io del destino, cioè autoapparire dell'assoluta innegabilità-eternità dell'esser sé di ogni essente come tale.
La vita postmoderna è, dal punto di vista morale, una vita in frammenti, governata da una profonda ambivalenza etica difficile da tollerare. Una forte crisi d’identità affligge l’Occidente contemporaneo, che brancola nel buio rispetto alle più urgenti questioni etiche. Oggi le persone credono ben poco nella possibilità di fondare una morale che possa funzionare da stella polare nell’orientamento delle nostre vite. Come riattivare, dunque, la responsabilità individuale in un mondo che ha perduto ogni riferimento? Per rispondere a questa domanda Bauman si rivolge alla filosofia di Emmanuel Lévinas, che ha messo al centro del proprio pensiero un’urgenza etica infinita destinata ad essere oggi di grandissima attualità. L’essere-per-l’Altro, il faccia a faccia con il volto dell’Altro, che assume varie forme (l’indigente, lo straniero, il migrante), sono concetti oggi più che mai necessari per offrire alla cultura occidentale nuovi strumenti per rispondere alla sofferenza umana, alla fragilità e alla vulnerabilità del nostro tempo.
In questo testo considerato ormai un classico, Heller analizza in modo radicale il ruolo e l’importanza della storiografia, al cui centro vi è il concetto di storicità inteso come condizione umana. Il libro esamina le norme e i metodi della storiografia da un punto di vista filosofico, e rifiuta con fermezza le generalizzazioni offerte dalla filosofia della storia come risposta ai problemi della contemporaneità. Criticando la tradizione filosofica che l’ha preceduta, la filosofa ungherese delinea una teoria della storia intimamente intrecciata all’etica, che pone al cuore del proprio dispiegarsi la responsabilità dell’uomo nei confronti delle proprie azioni. Un pensiero che è ancora così radicale da poter essere applicato a tutte le strutture sociali dei nostri giorni.
Un dialogo che dura da oltre dieci anni tra Emanuele Severino e Vincenzo Vitiello su due concetti all'origine del pensiero filosofico occidentale.
Tra le opere più stimolanti di Russell, Sintesi filosofica racchiude prospettive che hanno dato un contributo essenziale al discorso sul significato, la rilevanza e la funzione della filosofia.
Post-religiosi, atei, materialisti: nell'infinita gamma degli atteggiamenti dell'Occidente secolarizzato verso la religione sembra manchi solo quello più semplice: credere. È ormai una scelta marginale, in via d'estinzione? Niente affatto, tanto è vero che il bisogno di Dio sembra tornare alla ribalta ovunque nel mondo, in modi anche drammatici. Perché? È opinione comune che la religione sia stata inventata dagli uomini per autoconsolarsi della propria condizione mortale. Ma se le cose stanno così, come mai tutte le religioni hanno sempre offerto ai fedeli e ai non-fedeli scenari inquietanti, dal giudizio finale al paradiso e all'inferno? Il fatto è che la religione, nel momento in cui risponde alla domanda sul senso della vita, riguarda la nostra libertà, perché della libertà è l'ultima difesa e non la soppressione. Ecco perché il ritorno a Dio è necessario al fine di contrastare il totalitarismo in tutte le sue forme. Se è vero che la religione non può essere tenuta fuori dalla sfera pubblica, riflettere sulla sua opportunità significa riflettere sulla giustizia, che è ciò da cui si dispiega, secondo la lezione del pensiero antico da Parmenide in poi, l'ordinamento stesso del mondo e del nostro stare insieme come umani. Uno dei nostri maggiori filosofi si interroga e ci interroga sulla necessità della religione prima ancora che sul bisogno di essa, avendo il coraggio di prendere le distanze da figure mai come ora oggetto di discussione e al centro del dibattito: Nietzsche e Heidegger. E lo fa da laico, consapevole che laico non è chi rivendica la propria indifferenza nei confronti della religione ma al contrario chi la prende sul serio, riconoscendo che i contenuti essenziali con cui è chiamato a fare i conti, le ragioni per cui si vive, vengono proprio da lì. Un percorso incalzante e profondo che fa appello alle conclusioni di poeti e scrittori non meno che a quelle dei filosofi - Hölderlin e Dostoevskij su tutti -, intreccia alla religione il discorso sul sacro e mette in guardia dai pericoli del relativismo e dell'etica utilitaristica. Al cuore, una domanda cruciale: davvero possiamo fare a meno della verità sull'uomo e sul mondo che solo la religione è in grado di comunicare?
Il comico in generale, il comico delle forme ed il comico dei movimenti, forza d'espansione del comico, il comico delle situazioni, il comico delle parole, il carattere comico. Henri Bergson uno dei più grandi filosofi contemporanei, ricevette nel 1928 per la sua produzione il premio Nobel.
Tutti noi siamo esposti al crescente potere della vergogna. Un potere che produce sofferenza, alienazione e una terribile solitudine. Non esiste una vera autorità capace di detenere questo potere: gli "altri" sono esecutori di un ruolo inconsapevolmente giudicante. Sull'amor di sé prevale l'amor proprio, l'amore della propria immagine. Heller analizza questo sentimento e ne scandaglia le diverse manifestazioni fenomeniche: la sua disanima è anche una critica impietosa nei confronti della società contemporanea, che ci condanna a essere schiavi dello sguardo altrui e ci rende estranei a noi stessi.
Un inedito tratto dall’edizione critica danese degli scritti di Kierkegaard. - Un breve trattato incompiuto su come si educa narrando le favole ai bambini. - Per la prima volta tradotto in italiano e commentato, fa da pendant al volume precedentemente pubblicato con la traduzione delle favole. Un libro per tutti.