Nel 1879 vide le stampe la "Begriffschrift" (Ideografia) di Frege, l'opera che segna la nascita della logica matematica moderna; il 1927 è l'anno di pubblicazione dell'articolo di P. F. Ramsey "Fatti e proposizioni", in cui vengono gettate le basi per una concezione pragmatica del significato. Il cinquantennio che separa l'opera di Frege dal saggio di Ramsey è fra i più ricchi, intricati e fecondi della storia della filosofia. Attraverso un'analisi dei testi e della letteratura l'autrice ricostruisce il contesto storico in cui vennero a maturazione le nuove problematiche, avanzando ipotesi interpretative e sottolineando la rilevanza dei problemi dibattuti per la discussione filosofica contemporanea.
Il concetto di identificazione proiettiva descrive il tentativo del paziente di costringere il terapeuta ad assumere un dato ruolo, allo scopo di controllare le proprie esperienze traumatiche. Il paziente non solo vede il terapeuta in modo distorto, ma lo forza a esperire se stesso conformemente a questa sua fantasia inconscia. Questo libro offre intuizioni sull'identificazione proiettiva e illustra le tecniche analitiche che si accompagnano all'utilizzazione pratica di questo concetto: molte situazioni di stallo, quei vicoli ciechi della terapia da cui è così difficile uscire, potranno essere risolte grazie allo studio e alla comprensione di questo meccanismo di difesa.
Nel volume l'autore ripercorre le tappe dell'incontro tra ricerca filosofica e ricerca psicologica e fornisce un contributo al riesame critico del concetto di credenza che occupa un posto centrale negli studi sulla mente. Con l'avvento del cognitivismo sia i filosofi sia gli psicologi hanno creduto che la rappresentazione scientifica della mente e quella comune potessero essere riunificate. Nel presente volume l'autore riesamina criticamente le tappe di questo cammino. Concentrandosi in particolar modo sul concetto di credenza egli si interroga sul posto che esso occupa nella scienza cognitiva e giunge alla conclusione che tale concetto non può svolgere alcun ruolo significativo in una scienza che intenda spiegare il processo della cognizione e il comportamento.
Argomento centrale di questo volume è il controtransfert, vale a dire l'insieme degli atteggiamenti e sentimenti, consci o inconsci, dell'analista riguardo al suo paziente. Secondo l'autore l'analista deve riconoscere con onestà e umiltà i pensieri, le fantasie e le emozioni, anche i più personali, che vengono suscitati in lui dal rapporto con un determinato paziente, come derivanti in massima parte dalla storia di vita del paziente stesso. Il volume prende in esame i diversi processi psicodinamici caratteristici dei pazienti borderline, schizoidi, narcisisti o gravemente nevrotici, e ripropone intuizioni teoriche dell'autore quali il concetto di simbiosi e l'immagine del "paziente come terapeuta del suo analista".