Com'è cambiato il maternage al tempo della fuga dei cervelli e della pandemia? L'Autrice, partendo dalla sua esperienza, fa entrare nel vivo del problema: «Siamo diventate, nostro malgrado, "Madri con la valigia", che spediscono pacchi di cibo e volano, potendo, in ogni angolo del mondo. Chattiamo, festeggiamo compleanni su Skype e ci auguriamo la buona notte su Whatsapp, rinunciando alla fisicità di un abbraccio, di una carezza o di un bacio...». Attraverso le testimonianze di altre madri che vivono queste maternità «schizofreniche», il testo è una sorta di manuale di sopravvivenza per tutte le Madri con la valigia.
Questo volume vuole provare ad analizzare come il mondo digitale sta cambiando una serie di dimensioni centrali della nostra esperienza: identità, relazioni, esperienza religiosa, ecc. A guidare il dialogo tra i due autori, uno psicologo e un sacerdote, sono state otto parole: comunità, corpo, potenza, scelta, fraternità, relazioni, identità, Covid. Parole scelte per la loro importanza nel descrivere le trasformazioni che stiamo sperimentando. I punti di vista dei due autori, pur convergenti tra loro, sono diversi. Questo consente un dibattito e una discussione che dovrebbe garantire al lettore un'analisi ampia e diversificata di temi sicuramente complessi.
I volontari in Italia sono circa 6 milioni. Si occupano di ogni tipo di bisogno, povertà ed emergenza. Dal 2018, Tiziana Di Masi (attrice) e Andrea Guolo (autore) portano in scena in tutto il Paese lo spettacolo teatrale #Iosiamo: dal debutto al Teatro Elfo Puccini (Milano) ai teatri di oltre 30 città. Parti dello spettacolo sono state rappresentate anche al Senato della Repubblica (9 novembre 2019) e a Padova per la presentazione della città come Capitale europea del volontariato, con la presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella (7 febbraio 2020). Ora lo spettacolo continua, in altre città italiane. Di cosa parla #Iosiamo? Racconta storie vere di personaggi, associazioni, sportelli, centri di accoglienza, centri di ascolto... in tutto il Paese. Dodici capitoli, dodici aspetti diversi dell'aiuto a chi è più debole, a chi si vede negare i propri diritti, a chi deve ricostruire la propria vita, a chi ha bisogno di sostegno nella malattia e nelle calamità naturali, ai bambini, al patrimonio artistico del nostro Paese. Dodici appelli a ciascuno di noi, per unirci, nei limiti delle nostre possibilità, a questo meraviglioso "esercito del bene".
Il linguaggio non è uno strumento: è una condizione in cui abitiamo e viviamo senza nemmeno accorgercene. Pensiamo a un piccolo aneddoto raccontato dallo scrittore David Foster Wallace: «Ci sono questi due giovani pesci che nuotano e incontrano un pesce più vecchio che nuota in senso contrario e fa loro un cenno, dicendo: Salve ragazzi, com'è l'acqua? E i due giovani pesci continuano a nuotare per un po' e alla fine uno di loro guarda l'altro e fa: che diavolo è l'acqua?». Il linguaggio è come molti aspetti del vivere quotidiano: proprio perché presenti da sempre sullo sfondo dell'esistenza, ci sono sconosciuti, diventano pressoché invisibili. Un libro che spiega al lettore la "tecnologia del linguaggio" e il linguaggio come tecnologia, cioè un'abilità e un'abitudine che è di tutti noi e che è sorprendete analizzare: a cosa serve? Come è nato? Perché lo abbiamo sviluppato in un certo modo? Qual è il suo futuro?
Questo lavoro è stato pensato per favorire un approccio alla Commedia agile e capace di suscitare interrogativi, quando non veri e propri percorsi meditativi, su temi esistenziali particolarmente caldi, quali amore, odio, desiderio, crudeltà, libertà, responsabilità, coraggio, essenzialità ed altro ancora. Il poema dantesco entra in dialogo con intellettuali di primissimo piano quali Bauman, Morin, Galimberti, Savater, Recalcati, Giorello, ma anche con artisti quali Doré, Dalì, Blake o cantautori come Battiato, Dalla, De André o Vecchioni, e questa incessante conversazione culturale che attraversa le epoche ha lo scopo di coinvolgere non solo gli insegnanti che desiderino rendere quanto più possibile formativo, trasversale, e soprattutto per nulla nozionistico, lo studio del capolavoro dantesco, ma anche tutti coloro che, pur avendo studiato Dante da giovani, vogliono recuperarne tutta la freschezza e l'attualità.
Con un’ampiezza di visione storica insolita, ricorrendo alla testimonianza di testi e documenti a volte poco noti, questo libro individua le tematiche e l’intreccio di generi che, a partire dall’antichità greco-romana, hanno concorso a costruire la moderna tradizione delle “malizie” e delle virtù femminili. Una vera e propria messe di giudizi, credenze, dialoghi, trattati, poemetti e testi di varia destinazione e forma, ispirati a preconcetti d’ordine sociale, religioso, o morale, persegue l'intento di svelare e denigrare le presunte arti incantatorie delle donne, oppure di idealizzarne le doti spirituali e intellettuali.
Sommario
1. Prefazione. 2. Introduzione. 3. Opere, autori, dialoghi e trattati. 4. A somiglianza di Dio o causa di tutti i mali. 5. Inferiorità e idealizzazione. 6. Le malizie delle donne. 7. Querelles e controversie. 8. La maga e la strega. 9. Tra scienza e filosofia. 10. Peccaminose, infedeli e chiacchierone. 11. Demoni femminili e uomini perduti. 12. Donne false e uomini ingannati. 13. Loquacità e bancarotta. 14. Il confronto tra i sessi. 15. Un’“intelligenza universale”. 16. Bibliografia essenziale.
Luísa Marinho Antunes, specialista di letteratura comparata, è docente all'Università di Madeira, in Portogallo, e membro del Centro de Literaturas e Culturas Lusófonas e Europeias dell'Università di Lisbona.
Daniela Marcheschi, critico letterario e docente di letteratura italiana e scandinava, ha curato i Meridiani Mondadori di Collodi, Pontiggia e Rodari.
A novant'anni Liliana Segre, superstite della Shoah e senatrice a vita, decide di interrompere il trentennale impegno di testimonianza davanti a migliaia di ragazzi, in centinaia di scuole. Lo fa con un ultimo, indimenticabile discorso pubblico il 9 ottobre 2020 a Rondine (Arezzo). Un ideale passaggio di testimone alle nuove generazioni, un documento per preservare la memoria di ciò che è stato, raccontato dalla voce di chi l'ha vissuto. E, insieme, un messaggio di incoraggiamento e speranza, di altissimo valore civile, per i giovani e per tutti. Il testo, in cui Liliana Segre ripercorre la sua tragica esperienza, dalle leggi razziali del 1938 alla deportazione ad Auschwitz-Birkenau, è raccolto integralmente in questo libro. Nel volume anche altre parole, immagini, ricordi della senatrice, dal lager fino a oggi, con proposte di approfondimento e un percorso cronologico. Per non dimenticare. E perché la storia non si ripeta né oggi né mai. Prefazione di Ferruccio de Bortoli. I proventi dei diritti d'autore verranno interamente devoluti in beneficenza.
Di lei hanno detto di tutto: che era una ragazza semplice e un po' folle; che fu il suo amore cieco per Mussolini (da cui la separava una differenza d'età di quasi trent'anni) a condurla alla morte; che era una fanatica esaltata; che era tanto bella quanto insidiosa. Ma si tratta di una Storia scritta dagli uomini. La nuova indagine di Mirella Serri offre un'immagine differente, restituendo a Claretta Petacci il vero ruolo politico da lei giocato sullo scenario degli eventi che condussero il leader del partito fascista dalla gloria indiscussa alla sconfitta. Non una sciocca, non soltanto una delle «mantenute di Stato» - le amanti del Duce che percepivano uno stipendio dal regime - ma un'abile e astuta calcolatrice. Pronta ad avvalersi delle informazioni riservate di cui era depositaria per gestire attività ad altissimo livello (antisemita convinta diede il suo apporto al traffico di certificati falsi da vendere alle famiglie ebree più facoltose; cercò di avviare accordi per l'estrazione di petrolio in Romania). Avveduta e intrigante, a Salò sposò la causa del Reich e tentò di porsi come diretta interlocutrice di Hitler. Claretta Petacci, una delle protagoniste del Novecento, emblema femminile del volto buio e tragico del secolo passato, rivive in queste pagine con la sua avidità, i suoi errori, la sua sensualità e le sue astuzie, finalmente libera dagli stereotipi con cui è stata finora raccontata.
Il lavoro: definisce la nostra posizione nella società, determina dove e con chi passeremo gran parte della nostra giornata, è il mediatore della nostra autostima e un mezzo per trasmettere i valori in cui crediamo. Se gli economisti moderni profetizzavano la progressiva scomparsa del giogo del lavoro, oggi siamo sempre più indaffarati e sempre più occupati, a discapito del tempo dedicato a noi stessi. Ma lavorare fa davvero parte della nostra natura? Per rispondere, James Suzman ripercorre la storia dell'umanità dalle origini ai nostri giorni, spaziando tra antropologia e zoologia, fisica e biologia evolutiva, economia e archeologia. Se è vero che oggi troviamo una realizzazione e uno scopo nel lavoro, i nostri antenati concepivano in modo molto diverso se stessi e il tempo a loro disposizione. Il mito odierno dell'occupazione, considerata quasi una virtù, è un'evoluzione relativamente recente nella nostra storia millenaria, che ha avuto origine con l'avvento dell'agricoltura e con la nascita delle città, con la domesticazione degli animali e, successivamente, con la comparsa delle macchine. Lavoro racconta come nei secoli si siano trasformati radicalmente non solo la nostra capacità di produzione e il nostro impatto sull'ambiente, ma anche i concetti stessi di noia, ozio e tempo libero, seguendo i mutamenti dettati da ideologie, religioni e scoperte scientifiche. A lungo abbiamo faticato per noi stessi e per gli altri - talvolta fino a morirne -, ci siamo chiesti se ne valesse la pena, abbiamo lottato per ricavare qualche ora di libertà da dedicare alle persone e alle cose che ci piacevano. Oggi, alle soglie di un'era che promette di automatizzare gran parte delle nostre attività, James Suzman ci invita a riflettere sui valori e desideri cui vogliamo dare spazio nell'uso che facciamo del tempo della nostra vita.
I social sono aziende con l'obiettivo di fare business raccogliendo le nostre informazioni. Ci sono certamente dei rischi, ma nono-stante tutto essi ci permettono di comunicare con il mondo e di essere creativi. E allora? Come sopravvivere agli algoritmi usandoli a nostro vantaggio? Da questo dilemma attualissimo prende le mosse la coinvolgente e più che mai urgente riflessione di un sacerdote 2.0, che ha superato su TikTok i 2 milioni di Mi Piace. Ci sono grandi possibilità nella nostra era ipertecnologica sempre più interconnessa e le piattaforme del web hanno aperto nuove frontiere per condividere contenuti positivi, educativi e, perché no, anche evangelici. Per don Mauro Leonardi c'è un metodo efficace per usare i social in modo intelligente e restare liberi di pensare con la propria testa, senza lasciarsi plagiare nei pensieri e nelle azioni. Ha scritto questo manuale - traboccante di dati, di case history e di esempi - per i tantissimi fan che lo seguono e per coloro che desiderano muoversi da protagonisti nell'universo social, sopravvivendo al diluvio di immagini e informazioni, di hater e fake news, di challenge e furti di identità, di consumismo indotto e narcisistica ostentazione di sé. Perché c'è il bello di TikTok, ma bisogna sapere come trovarlo.
"La storia popolare di cui è protagonista Roberto Formigoni è divisa in quattro parti: la giovinezza e l'incontro con Gioventù Studentesca e Comunione e Liberazione; gli anni alla guida del Movimento Popolare; gli anni al governo di Regione Lombardia; bilanci e rivelazioni sul rapporto di CL con la politica, sulla DC, Silvio Berlusconi, la Lega di Bossi, i giorni in carcere, don Giussani e don Julián Carrón. Un libro concepito per preservare la memoria di ciò che l'establishment (politico, mediatico, forse anche ecclesiastico) vorrebbe far dimenticare. Che spazia dalla ricostruzione dell'operato come governatore di Regione Lombardia ai retroscena su Andreotti, Pertini, Saddam Hussein, Fidel Castro... Le prime due parti sono come un grande romanzo storico, documentatissimo ma anche traboccante di aneddoti e avventure inedite. La terza parte è una sorta di manuale per il buon amministratore pubblico, con approfondimenti tecnico-scientifici, e la descrizione di un metodo con cui si costruisce una regione. La quarta parte racconta degli ideali messi alla prova. I due post scriptum finali gettano uno sguardo sul futuro". Introduzione Camillo Ruini.
Con «Quello che gli uomini non dicono. La crisi della virilità», lo psicologo Roberto Marchesini ci ha parlato della mancanza di senso della vita dell'uomo d'oggi. Tuttavia, dopo la presa di coscienza del problema, occorre individuare una soluzione. Qual è l'alternativa all'uomo in crisi proposta dalla società moderna? L'uomo edonista, materialista, superficiale. Un uomo che si accontenta dei simboli esteriori della vera forza: quella interiore, quella che la Chiesa chiama «fortezza». Ma l'uomo del terzo millennio non è costretto a scegliere tra l'uomo in crisi e il selvaggio con il telefonino, tra doverismo ed edonismo. C'è una terza possibilità: la via del cavaliere. È un modello affascinante che, tuttavia, richiede disciplina interiore e perseveranza. Richiede, in poche parole, un codice. Un codice non imposto dalla società, ma scelto liberamente. Perché, come scriveva Goethe, «Vivere secondo il proprio gusto è da plebeo; l'animo nobile aspira a un ordine e a una legge». Per tutti gli uomini che aspirano a un ordine e a una legge, Roberto Marchesini propone, in una nuova edizione completamente rivista, il suo «Codice cavalleresco per l'uomo del terzo millennio». Per pochi fortunati, per un manipolo di fratelli. «Il Codice cavalleresco per l'uomo del terzo millennio si presenta come una mappa per l'uomo contemporaneo per riscoprire se stesso e la grandezza del suo essere maschile attraverso l'arduo cammino delle virtù (da vir, uomo) che contraddistinguono il cavaliere, figura appropriatamente presa dall'autore a modello dell'uomo di ogni tempo. Già, perché, checché ne dica il relativismo storicista, non tutto scorre (facile ricordare il famoso «panta rei» eraclitiano): la natura dell'essere umano resta immutata e immutabile attraverso i tempi. Dunque, non è anacronistico prendere una figura, in questo caso il cavaliere, come riferimento virtuoso per l'uomo di oggi che ha smarrito se stesso sballottato tra modelli effeminati o machisti, non certo virili. Voi uomini sapete e potete compiere straordinarie imprese, a cominciare da quelle della quotidianità» (dalla Prefazione di Giorgia Brambilla).