«La cosiddetta "postmodernità" non fu che il momento in cui imparammo quali promesse della modernità erano pretese truffaldine o ingenue, quali delle sue ambizioni erano manifestazioni di una e quali intenzioni latenti si nascondevano sotto gli obiettivi dichiarati a voce alta... Il termine "postmodernità" mascherava e nascondeva più di quanto rivelasse il vero senso di ciò che stava accadendo a quel tempo». (Bauman-Bordoni 2015) "Intimations of Postmodernity" (1992) è l'ultimo grande inedito di Zygmunt Bauman tradotto col titolo "Sociologia della postmodernità". Comprende la sua più autentica dichiarazione di fede in un socialismo umano e la presa di distanza dal comunismo. Il libro che svela la personalità di uno dei più autorevoli pensatori contemporanei prima della liquidità. Prefazione di Carlo Bordoni.
Il fitto velo di mistero che ancora avvolge l'anno della pandemia è in parte squarciato da Anonimus che, nella sua testimonianza, ci spiega chi sono, e come operano, Luther Blisset, Wu Ming, QAnon e gli altri protagonisti delle "beffe" rivoluzionarie degli ultimi anni. Un testo avvincente che può aiutarci a comprendere che cosa sta accadendo e che cosa accadrà nel prossimo futuro.
Il cattolico che fa giornalismo non è solo colui che deve parlare di Dio all'uomo, ma è soprattutto il testimone di fatti che si verificano in determinati tempi, modi e luoghi. Il giornalismo cattolico, nella grande famiglia della comunicazione, ha conosciuto uno sviluppo inarrestabile: non si scrive più esclusivamente sulla e con la carta stampata, ma la radio, la televisione e i social sono divenuti gli strumenti dell'agorà di un mondo globalizzato. In quest'ottica, il curatore ha voluto dare appuntamento agli optimi viri del giornalismo stesso, ideando una scuola di giornalismo cattolico. Prefazione di Claudio Maria Celli. Postfazione di Gualtiero Bassetti.
Il testo tratta del tema della vocazione intesa in senso ampio, non solo di quella religiosa. Ha senso oggi parlare di vocazione? Come si può agire a livello educativo per favorire la ricerca della vocazione da parte della famiglia e della comunità educante (scuola, parrocchia, oratorio, gruppi sportivi o di volontariato...)? Quali sono le attenzioni da avere? A queste e altre domande l'autrice tenta di rispondere, presentando la realtà attuale dei vari attori coinvolti (identikit dei giovani nell'era del web 2.0; varie tipologie genitoriali e tendenze educative) e suggerendo input da avere nelle dinamiche relazionali con ragazzi e giovani: attenzione a un'educazione integrale (anche psicologica e spirituale); importanza della presenza di figure educanti con determinate caratteristiche; abitudini da promuovere per orientare alla scelta della vocazione: solitudine, silenzio, discernimento, gioia, speranza.
Dopo un evento traumatico di notevole intensità, la qualità della vita peggiora soltanto o è possibile un riordino positivo della propria esistenza? È questa la domanda che fa da filo conduttore al presente scritto e che le sfide dell'ultimo decennio fanno risuonare in seno alle comunità civili ed ecclesiali. Gli studi di Tedeschi e Calhoun sulla crescita post-traumatica, la teoria della resilienza elaborata da Cyrulnik permettono di focalizzare l'attenzione sull'evento sismico che ha colpito la città dell'Aquila nel 2009, cercando di cogliere, a poco più di un decennio dall'evento, gli aspetti più significativi da trasmette a persone e comunità colpite da catastrofi naturali.
La "domanda educativa" chiede innanzitutto qual'è, nella società odierna, il valore e il ruolo della pedagogia. Per rispondere a questa domanda è risultato necessario andare a ritrovare il significato che ha avuto la pedagogia nella cultura occidentale, per cercare di capire l'emergenza pedagogica che si presenta nella nostra epoca. La presenza di alcune esemplari unità di apprendimento rende il testo ancora più utile per ogni docente che voglia approfondire e migliorare il suo insegnamento. Il volume è pensato per alunni di un corso universitario e di ogni insegnante che intende riflettere sul suo lavoro, ma è in grado di interessare qualsiasi lettore alla ricerca di uno strumento utile per comprendere il presente.
Un libro che parla di fondamentali educativi con la potenza di una sinfonia: Lorenzo Ferraroli mette tutta la sua esperienza in queste pagine, che tratteggiano chi sono i ragazzi di oggi e chi possiamo (chi dovremmo) essere noi genitori per loro: adulti che testimoniano la pienezza e la gioia della vita; padri e madri che si mettono in ascolto, che praticano la pazienza e non l'ansia, che allenano alla grinta, che seminano la speranza, che orientano nelle scelte difficili e coltivano nelle nuove generazioni la voglia di infinito. «Un libro che dovremmo (tutti) leggere e meditare: genitori e insegnanti, psicologi e psicoterapeuti, sacerdoti e anche giovani che vogliano conoscere un educatore capace di immedesimarsi nei loro problemi e nelle loro inquietudini dell'anima, nella loro fragilità e nelle loro attese, nelle loro illusioni e nelle loro speranze, nei loro sogni, e capace di comprenderne i significati con l'intelligenza del cuore, e non con la sola lama della ragione.» (Dalla Prefazione di Eugenio Borgna)
Terence Hill, attore famoso in tutto il mondo, ha interpretato diversi ruoli nella sua carriera: da compassati pistoleri a quelli più scanzonati come Trinità, Nessuno e Lucky Luke, da poliziotti integerrimi a tutori dell'ordine sui generis, da sacerdoti immortali come don Camillo a nuovi eroi in talare come don Matteo. Se sono molti i nomi dei personaggi interpretati, neppure "Terence Hill" è il suo vero nome di battesimo, seppur lo sia più di ogni altro in quanto racconta non soltanto la stella del cinema, ma anche l'uomo. Come fosse un lungometraggio, questo libro ripercorre tutta la sua vita, davvero da film, mediante le vicende accadute ai protagonisti delle sue pellicole che hanno lasciato piccoli-grandi insegnamenti nella leggerezza di trame per tutti. Le pagine proposte intendono mostrare ciò che ha valore nell'esistenza di qualsiasi persona attraverso la semplicità e l'entusiasmo trasmesso da Terence Hill con i suoi film.
Con il Covid-19 l'umanità si è riscoperta vulnerabile. Ci siamo risvegliati di colpo, sbandati, come una nave senza timone. Quando si è in mare, la sopravvivenza dell'equipaggio è il punto fondamentale per l'efficienza del "sistema-nave". Al contrario, siamo noi l'anello debole delle catene dell'interdipendenza globale: catene di informazioni, dati, denaro, merci e anche persone. Ma catene pensate per le cose e non per le persone. L'umanità deve sfruttare l'occasione della pandemia per ripensare la sua navigazione e la sua rotta. L'egemonia mondiale americana è al tramonto, oppure la sconfitta di Trump rilancerà gli Stati Uniti? La Cina, da cui si è diffuso il virus, supererà l'Occidente e diventerà il nuovo modello di riferimento? La grande svolta del "Recovery fund" potrà diventare il volano di una reale trasformazione dell'Unione Europea? Saranno i più deboli a pagare le conseguenze sociali della pandemia, o sapremo rispondere allo shock nel segno dell'equità e della sostenibilità ambientale? La democrazia riuscirà a sopravvivere al rischio di un nuovo autoritarismo, trovando un rapporto più equilibrato tra politica ed economia? Vittorio Emanuele Parsi ci guida nel futuro, accompagnandoci tra i possibili scenari della politica mondiale. Il post-pandemia potrebbe alimentare il rancore diffuso, oppure rinfocolare una nuova speranza. Potremmo ritrovarci in un clima di Restaurazione, oppure in un nuovo Rinascimento. Per questo abbiamo il dovere di metterci in gioco affinché la ricostruzione che ci attende sia paragonabile a quella del dopoguerra, non solo nella sua dimensione materiale ed economica, ma anche in quella politica e spirituale.
Giorgio La Pira non fu un clericale, né venne mai clericalizzato. Spesso s’ignorano i motivi per cui il “sindaco santo” non abbia mai chiesto, desiderato o ottenuto una tessera che attestasse formalmente la sua appartenenza all’Azione Cattolica, organizzazione fortemente raccomandata – se non addirittura imposta – da Papi, vescovi, semplici sacerdoti.
I saggi qui raccolti documentano come il Venerabile visse e operò da laico in un ambiente in cui non era ancora presente quel pesante clericalismo che traduceva nella pratica alcune direttive magisteriali riconducibili all’insegnamento di Pio X. Dalla lettura dei testi di La Pira, ma soprattutto dalla sua azione nel sociale, emerge il suo modo originale di essere “laico cristiano”, caratterizzato sia da una notevole preparazione culturale, sia da un forte senso della libertà educata alla responsabilità. Seppe infatti lavorare in comunione con la gerarchia ecclesiastica, ma senza dipendere da essa; senza metterne in dubbio il magistero, ma adattandolo al momento storico e alle particolari circostanze in cui si trovò a esercitare la propria missione.
La fine del nostro pianeta è davvero imminente? Sul serio moriranno «miliardi di persone» a causa del cambiamento climatico? Prosperità economica e difesa dell'ambiente sono giocoforza incompatibili? E se invece agitarsi tanto attorno a questi temi fosse in parte la manifestazione di un bisogno di trovare un ruolo e una causa semplice a cui aggrapparsi per dare un senso a un mondo dominato dal caos? Da anni tra i maggiori sostenitori di un approccio pragmatico ai problemi ambientali, Michael Shellenberger sconfessa falsità e danni di una delle più diffuse ideologie dei nostri tempi. La principale conseguenza della disinformazione diffusa è di aver reso difficile - se non impossibile - un dibattito serio e articolato: aver ammantato di fatalismo ogni discussione su uno sfruttamento più intelligente delle risorse naturali fa sì che qualsiasi proposta che non implichi «decrescite felici» e «sviluppi sostenibili» venga rigettata a priori. Come uscire da questa impasse? Shellenberger tenta di rimettere ordine tra le varie posizioni e, con argomenti e soluzioni pragmatiche in grado di smentire ideologie e visioni romantiche dell'ambiente, prospetta una visione totalmente alternativa a quella imperante. Analizzando gli stereotipi più diffusi (dalla pericolosità delle centrali nucleari agli incendi in Amazzonia, dall'inquinamento degli allevamenti intensivi fino alla presunta rivoluzione dell'energia solare), l'autore analizza errori e orrori della nuova religione ecologista, tanto più pericolosa perché capace di offrire facili promesse di redenzione, e mette in guardia il lettore da chi, di fronte a sfide epocali, offre soluzioni semplicistiche a problemi complessi.
L'idea che sta all'origine di questo libro-intervista è la volontà di lasciare una testimonianza intorno al momento più drammatico che il nostro paese abbia attraversato dal dopoguerra, dalla prospettiva di chi ha vissuto la crisi pandemica da Covid-19 all'interno di uno dei punti più nevralgici della nostra società. Ma l'incalzare delle domande di Ferruccio de Bortoli all'autore e la contestualizzazione a tutto tondo del ruolo della formazione universitaria in un grande paese moderno come il nostro, travalicano presto la pur grave urgenza sanitaria e finiscono per delineare un quadro ampio, che porta a interrogarci sul tipo di futuro che l'Italia vuole costruirsi. In queste pagine il rettore del Politecnico di Milano - un'istituzione che ha una storia lunga e importante e che rappresenta una delle eccellenze del nostro sistema formativo - racconta in che modo l'ateneo abbia reagito all'emergenza del 2020. Il lockdown dei primi mesi, le aule vuote e la difficile situazione successiva, affrontata dal Politecnico come da tutti gli atenei italiani, hanno messo a nudo al contempo le potenzialità e le criticità del sistema universitario, oltre a quello degli altri settori del paese. Ferruccio Resta, dal suo punto privilegiato d'osservazione, anche in quanto presidente della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, forte di questa esperienza indica da quali basi si debba ripartire per dare al nostro paese un futuro migliore. Ripartire dalla conoscenza non è solo il titolo del libro, dunque, ma è un impegno programmatico: la formazione, quella superiore in particolare, è la base sulla quale dobbiamo investire e puntare per rendere l'Italia un paese più forte, capace di affrontare le sfide che il nostro mondo in rapido cambiamento ci sta urgentemente ponendo.