"Pinocchio", il libro più diffuso e tradotto nel mondo dopo la Bibbia e il Corano, è stato sottoposto nel corso di un secolo a interpretazioni numerosissime e molto diverse, da quelle pedagogiche e letterarie a quelle storico-politiche, semiologiche, psicoanalitiche ed esoteriche. Questo saggio cerca di dimostrare che è possibile rileggere oggi in modo innovativo il capolavoro di Collodi, facendone risaltare il carattere archetipico e insieme di grande attualità. L'esplorazione avviene con un approccio inconsueto e un metodo originale, ai bordi tra scienze sociali e critica letteraria, e sviluppa una continua attenzione al testo e alla sua sotterranea valenza simbolica e poetica. Singolare è la prospettiva interpretativa, che sottolinea l'ipotesi di Pinocchio come campione della velocità, con i significati e le implicazioni del suo continuo correre e saltare. Quattro gli argomenti fondamentali affrontati: il tempo, visto tra l'altro nei rimandi tra passato, presente e futuro; lo spazio e il territorio; il denaro, esaminato nella sua relazione con la fame e con il lavoro; la morte e la salvezza, con il richiamo ai temi della violenza, dei valori e delle virtù. Dopo un raffronto tra "Pinocchio" e "Il piccolo principe di Saint-Exupéry", il saggio si conclude ponendo in evidenza gli elementi lirici del racconto collodiano e ne indica in Pinocchio stesso, sorprendentemente, il polo poetico fondamentale.
La massima «conosci te stesso» che nelle tradizioni sapienziali ha sempre rivestito grande importanza trova nell’enneagramma un modello fecondo di intuizioni e proposte di crescita.
L’enneagramma attraverso le sue tipologie offre una mappa coerente, comprensibile e chiara delle «nove personalità», ne delinea le dotazioni positive e le zone d’ombra, chiama le immagini idealizzate per nome, smaschera i giochi e le illusioni che ne condizionano gli atteggiamenti e i rapporti. Allo stesso tempo, l’enneagramma offre itinerari di crescita per andare oltre la propria compulsione prospettando percorsi concreti di maturazione, in vista di un’integrazione globale della persona.
L’Autore, che espone le sue conoscenze e le sue proposte con un linguaggio accessibile e le rende ancor più comprensibili mediante l’utilizzo di disegni e schemi, è uno dei primi autori italiani ad approfondire questa tematica.
Arnaldo Pangrazzi, sacerdote dell’ordine dei camilliani, è capellano presso l’ospedale Santo Spirito di Roma. Professore di pastorale e di formazione pastorale clinica presso il Camillianum, ha animato numerosi corsi di pastorale sanitaria, di relazioni di aiuto, di dinamica di gruppo e di enneagramma in diversi Paesi, tra cui l’Italia, la Spagna e il Sud America. Tra le sue pubblicazioni: Creatività a servizio del malato (Ed. Camilliane, Torino 1988); Il lutto: un viaggio dentro la vita (Ed. Camilliane, Torino 1991); Perché proprio a me (Ed. Paoline, Milano 1995).
Pubblicato nel 1951 da Fritz Perls e Paul Goodman (con Hefferline per la parte pratica) è certamente uno dei libri che hanno fatto la storia della psicoterapia. Infatti si colloca, e non solo cronologicamente, a un punto di snodo cruciale nello sviluppo della terapia psicologica. Tra i fili che dalla prima metà del secolo conducono alla terapia gestaltica e alla sua formulazione c'è la più viva e innovativa tradizione culturale europea del primo terzo di secolo, dalla filosofia fenomenologica ed esistenzialista, alla rivoluzionaria psicologia della Gestalt (Perls fu assistente di Goldstein), alla psicoanalisi, con tutti i fermenti più innovativi che ribollivano nell'istituto berlinese degli anni trenta dove Perls si formò con didatti e analisti quali Karen Horney, Helene Deutsch e Wilhelm Reich; ma c'è anche il riflesso, colto al volo con stupefacente tempismo, delle nascenti tecniche corporee, che fanno la loro comparsa negli anni trenta (anche) nei paesi di lingua tedesca. Gli influssi che partono da questo manuale, invece, non si contano. Si potrebbe dire che il lavoro di Perls, come i veri contributi alla cultura umana, oltre ad aver dato vita a una psicoterapia, è andato a permeare, in questa forma, i terreni più lontani, che della Gestalt, magari, nulla sanno.