Molto più di tutti gli altri media che l'hanno preceduta nella storia (stampa, radio, cinema) la televisione suscita mitologie e denunce, entusiasmo e demonizzazione, assuefazione e ripulsa. Secondo il Censis l'Italia di oggi appare una società frammentata e confusa, priva di punti di riferimento forti e stabili, dove la televisione domina largamente i consumi culturali. Quasi il 70% dei cittadini le si affida (in particolare ai telegiornali) per formare le proprie scelte di voto. Giovanni Gozzini ripercorre le tappe principali dell'uso della tv da parte degli italiani. Dalla televisione top-down, pedagogica e autoreferenziale di Ettore Bernabei a una televisione bottom-up, bidirezionale che - lungo un percorso che va da trasmissioni come "Portobello" (1977) fino al "Grande Fratello" (2000) - mette in scena, celebra e mitizza l'italiano medio. Senza contare le reti private commerciali. La tesi di Giovanni Gozzini è che la tv più che determinare il mutamento ha rispecchiato, catalizzato e amplificato la 'rivoluzione individualista' esplosa negli anni '80 e celebrata dalla permanenza di Berlusconi sulla scena politica. Nonostante la televisione funzioni dappertutto nel mondo come in Italia, solo da noi è diventata soggetto politico. Così, frammentata e individualista, l'Italia sopravviverà anche dopo Berlusconi.
La metafora della liquidità, da quando Bauman l'ha coniata, ha marcato i nostri anni ed è entrata nel linguaggio comune per descrivere la modernità nella quale viviamo. Individualizzata, privatizzata, incerta, flessibile, vulnerabile, nella quale a una libertà senza precedenti fanno da contraltare una gioia ambigua e un desiderio impossibile da saziare.
Dalla fondazione all'età gotica, Andrea Giardina racconta, con l'aiuto di studiosi internazionali, oltre tredici secoli che hanno depositato in Roma un numero incalcolabile di edifici e di storie. Il volume, che ha avuto un'edizione precedente nella collana "Storia e società", contiene saggi di: Mary Beard, Guglielmo Cavallo, Tim J. Cornell, Jean-Michel David, Florence Dupont, Augusto Fraschetti, Andrea Giardina, Giusto Traina, Rita Volpe, Paul Zanker.
I dialoghi giovanili, il pitagorismo e il platonismo, il valore dell'ermeneutica intesa come scienza fondante, gli scritti polemici e poi i grandi temi del male, del tempo e dell'eternità. In dieci brevi capitoli Maria Bettetini traccia una sintesi della vita avventurosa, del pensiero e delle opere di sant'Agostino da Ippona, con particolare attenzione agli scritti che maggiormente hanno influenzato la cultura dei secoli successivi, dalle Confessioni, alla Città di Dio, alla Trinità. Il volume non si uniforma alla prassi di distinguere le opere del santo in filosofiche e teologiche, ripartizione estranea ad Agostino stesso, ma rintraccia le idee di fondo che strutturano il suo pensiero, le approfondisce e ne segue il tortuoso percorso culturale fino ai giorni nostri.
Tutto quel che vediamo, sentiamo, viviamo, passa per il corpo, o un pezzo di esso, con cui dovremmo imparare a comunicare. Questa è a suo modo una guida per l'allenamento del nostro corpo: per irrobustire la schiena, gli addominali proteggere i nervi, sostenere la fatica. Una fatica quotidiana del vivere e dell'incontrarsi con gli altri, per abituarsi al contatto, sforzarsi di capire perché stare dentro e stare fuori al proprio corpo è prima di tutto un'attività fisica e poi emotiva. Come i paguri con le conchiglie, come le tartarughe con il carapace o gli uccelli, che si difendono volando in stormi, abbiamo bisogno di capire come adattarci ai nostri spazi, come insediarli e, soprattutto, come convivere con i luoghi invisibili che circondano le persone: quegli spazi intimi, segreti, fragili che garantiscono e proteggono le nostre relazioni.
L'anno 1492 segna tradizionalmente una cesura epocale importante: con la scoperta dell'America e l'avvio dell'unificazione del mondo per opera degli europei si considera concluso il Medioevo e iniziata l'età moderna. In quello stesso anno accadono cose che fissano alcuni meccanismi di identità e di esclusione tipicamente moderni. In Spagna, la conquista dell'ultimo regno musulmano e l'espulsione della minoranza ebraica avviano la formazione di uno stato fortemente caratterizzato dall'unità religiosa. Non solo, alle altre figure già codificate dell'alterità umana, l'eretico, il giudeo,l'espansione extra-europea aggiunge la figura del selvaggio. È su di loro che si esercitarono i dispositivi di potere creati nella penisola iberica, in modo particolare quello dell'Inquisizione. In una realtà sociale come quella spagnola, divisa per lingue, culture, tradizioni e religioni, lo Stato moderno nasce issando le barriere dell'intolleranza e creando categorie di 'diversi' su cui si esercitano i meccanismi dell'esclusione o dello sfruttamento: si va dall'assoggettamento dei popoli extraeuropei (i 'selvaggi') all'eliminazione dell'eretico e dell'ebreo. In tutti questi casi la religione offre la legittimazione all'esercizio del potere. Sugli ebrei in particolare si registra un passaggio carico di un pesante futuro: quello dalla tradizione dell'antigiudaismo cristiano del Medioevo a base religiosa alle nuove forme di antisemitismo a base 'naturale', fondato sulla presunta differenza di sangue.
Un leader è chi aiuta un gruppo a formulare e a raggiungere obiettivi condivisi. Talvolta il vero leader non è chi ricopre una posizione ufficiale. Ricoprire formalmente una posizione di leadership è come detenere una licenza di pesca: non garantisce che si porti a casa il pesce. La leadership è ciò che si fa, non solo ciò che si è. "Il potere è la capacità di influenzare gli altri per ottenere i risultati desiderati; ma c'è differenza tra voler esercitare potere sugli altri e volerlo esercitare con altri. I leader del mondo contemporaneo devono saper coniugare varie abilità di soft power con le abilità machiavelliche di hard power. Potrebbe essere proprio questo il messaggio della vecchia massima di Lao Tzu: Il governante più alto è quello della cui esistenza i sudditi si accorgono appena".
"Spinoza, che non era un uomo religioso, credeva che la religione andasse bene, ma solo a condizioni rigorose. La fede doveva indurre le persone a un comportamento amorevole e pacifico, non doveva mai immischiarsi nell'indagine razionale e doveva sempre sottostare al controllo dei governanti dello Stato laico. Non sono sicuro di concordare sull'ultimo punto, ma i primi due sono ineccepibili." Il nuovo millennio si è aperto con un ritorno aggressivo della religione sulla scena pubblica, più in Europa che altrove. Basti pensare alle forti ingerenze del Vaticano sui temi della bioetica o ai movimenti fondamentalisti arabi che hanno seguito anche nel vecchio continente, Ian Buruma, saggista e giornalista di fama internazionale, si interroga sul rapporto fra religione e democrazia e sul modo in cui le società multiculturali e i regimi politici - in Europa, in America, in Asia - sono stati condizionati, nel bene e nel male, da tensioni fra autorità laiche e religiose. Per concludere che la verità rivelata può influenzare le opinioni di un individuo, nel bene e nel male, ma non le si dovrebbe concedere alcuna autorità politica. "Confucio, il buon vecchio saggio cinese, non aveva mai udito parlare di democrazia, ma quando il suo discepolo gli chiese come servire gli spiriti e gli dei rispose: lasciamo gli spiriti da parte, finché non conosceremo il modo migliore per servire gli uomini".
Dagli utensili preistorici in pietra, osso o legno alle prime produzioni ceramiche, dalle macchine ai computer, le cose hanno percorso una lunga strada assieme a noi. Cambiando con i tempi, i luoghi e le modalità di lavorazione, discendendo da storie e tradizioni diverse, ricoprendosi di molteplici strati di senso, hanno incorporato idee, affetti, simboli di cui spesso non siamo consapevoli. Il significato di "cosa" (contrazione dal latino "causa", quanto ci sta a cuore e per cui ci si batte) è, infatti, più ampio sia di quello di "oggetto", ciò che si manipola con indifferenza o secondo impersonali procedure tecniche, sia di quello di "merce" quale semplice valore d'uso e di scambio o espressione di status symbol. Le cose rappresentano nodi di relazioni con la vita degli altri, anelli di continuità tra le generazioni, ponti che collegano storie individuali e collettive, raccordi tra civiltà umane e natura. Il loro rapporto con noi somiglia, in tono minore, a quello dell'amore tra persone, dove il legame convive con la reciproca autonomia e nessuno è proprietà esclusiva dell'altro.
Il libro raccoglie i testi delle nove lezioni tenute all'Auditorium di Roma, tra ottobre 2006 e marzo 2007, da alcuni dei più noti storici italiani. Salutato da un grande successo di pubblico, il primo ciclo delle 'Lezioni di Storia - I giorni di Roma' ha tenuto lungamente banco sui quotidiani. Dalla fondazione all'incendio di Nerone, dall'incoronazione di Carlo Magno al rogo di Giordano Bruno, dalla breccia di Porta Pia alle Fosse Ardeatine, in queste pagine scorre il racconto di eventi che hanno segnato indelebilmente la storia e che sono legati insieme dal filo rosso della loro geografia: dall'antichità alla più recente contemporaneità, i giorni di Roma acquistano un significato che travalica le mura cittadine e coinvolge l'intera umanità.