Il Sonderkommando, la squadra speciale di detenuti ebrei obbligati a compiere il loro lavoro all'interno delle camere a gas e dei crematori di Auschwitz-Birkenau, ritrova con Salmen Gradowski il suo maggiore testimone. Scritto molto probabilmente nella primavera del 1944, questo diario è a tutt'oggi l'unico documento che racconta il cuore della terribile esperienza di sterminio degli ebrei all'interno dei Vernichtungslager tedeschi destinati a distruggere l'intero popolo ebraico dell'Europa.
Il futuro della portualità italiana è europeo o non è. Come ogni altra "industria" del nostro Paese anche la portualità si trova di fronte alla necessità di rispondere alle sfide dell'innovazione tecnologica e organizzativa della sua filiera produttiva e della globalizzazione dei suoi mercati. Globalizzazione che nel settore marittimo portuale si presenta sotto la forma del gigantismo navale e di quello del gigantismo portuale, che tendono a escludere dal mercato dei traffici transoceanici i porti che non riescono ad adattarvisi. Il futuro è dei porti ubicati lungo le rotte che collegano i grandi mercati mondiali ma solo se capaci di trattare grandi volumi di traffico e di farlo a efficienza crescente. Da questa condizione di minorità si può uscire solo riordinando i porti in pochi sistemi multiportuali, sfruttando l'"occasione" della nuova strategia di costruzione della rete trans-europea dei trasporti, Ten-T, entro il 2030. La condizione è che l'Italia riformi radicalmente in senso europeo il suo quadro normativo: riducendo e gerarchizzando le sue autorità portuali, aprendo i mercati dei servizi portuali e di quelli tecnico-nautici a una maggior concorrenza, allineando al diritto europeo l'affidamento delle concessioni e il lavoro portuale, riformando il regime di esercizio del traffico ferroviario merci e dell'autotrasporto in un'ottica di più spinta sostenibilità ambientale. Prefazioni di Romano Prodi e Luciano Violante.
Che cosa succede quando due grandi sognatori d'oggi, due uomini lucidi e visionari al tempo stesso, si incrociano e si confrontano per due giorni intorno ai rispettivi percorsi? In una calda estate del Triveneto, a Roncade, Paolo Costa ha incontrato Alex Bellini e Riccardo Donadon, chiedendo a entrambi di parlare dei temi a loro cari, quei temi che hanno segnato le loro vite: il senso della sfida e dell'impresa, la capacità di assumersi dei rischi, il valore della rinuncia, la lezione del fallimento, la ricchezza e il dolore immenso della solitudine, la paura dell'ignoto. Il primo - Alex Bellini - si definisce un "avventuriero": ha attraversato due oceani su una barca a remi, ha percorso correndo gli Stati Uniti e l'Alaska e non si è ancora stancato. Oggi sta pianificando una nuova avventura che lo vedrà impegnato lungo le coste della Groenlandia alla deriva su un iceberg. L'altro - Riccardo Donadon - è un imprenditore che ha fatto di Ca' Tron, in provincia di Treviso, la sua piccola Silicon Valley, con l'obiettivo di portare in Italia la cultura californiana dell'innovazione digitale. Le loro non sono storie di eroi, più semplicemente, la vita di uomini che hanno creduto fino in fondo alla loro scommessa, riuscendo comunque a mantenere salda la testa sulle spalle. Alex e Riccardo ci spiegano che, in fondo, il senso dell'esperienza dell'avventuriero e dell'imprenditore si condensa tutta in un istante: quell'attimo in cui ti trovi da solo e devi decidere se arrenderti o andare avanti.
Per chi suonano il piffero gli intellettuali del piffero? Per se stessi, per avere un posto nella società dell'avanspettacolo politico. Offrono i loro servigi al mercato mediatico perché partiti e altre vecchie istituzioni non garantiscono più il ruolo e l'ingaggio di prima. Nell'ultimo ventennio in troppi hanno commesso la truffa di travestire da militanza il proprio tornaconto personale: c'è chi ha goduto di posizioni di rendita grazie a opposti finti estremismi, facendo affari col nemico, e chi ha speculato, mettendo "in pegno" non una qualche autorevolezza ma l'impegno stesso. Risultato? È ormai cronico quel bipolarismo che da sistema elettorale è diventato disturbo psichico: la sinistra è affetta dalla sindrome dei migliori, la destra ascolta gli istinti peggiori; il centro oscilla secondo convenienza, non coscienza, e i grillini hanno paura di sporcarsi le mani. Così i cattolici fanno i libertini e il moralismo è l'arma delle femministe. E ancora: se le vecchie trombette castrano i figli blaterando di rivoluzione, i giovani senza futuro fanno i tromboni. Per questo il parricidio intellettuale è un diritto naturale, una legittima difesa da praticare azzerando i pregiudizi pregressi e mettendo al servizio di tutti i torti e le ragioni di tutti. Come? Leggendo da adulti (traendone la morale) le favole che raccontano al pubblico gli intellettuali del piffero: furbi storytellers, cattivi maestri e arlecchini del pensiero.
Agli albori della Seconda Repubblica era radicata la convinzione di vivere una svolta epocale: dopo la "democrazia bloccata" sarebbe arrivata la "democrazia dell'alternanza", dopo la "repubblica dei partiti" la "repubblica dei cittadini". Cosi non è stato. A vent'anni di distanza scopriamo che la democrazia non si è affatto compiuta, che la corruzione non è stata debellata, che la crescita si è addirittura rivoltata in recessione. Cosa non ha funzionato? Per rispondere a questa domanda - sostiene Roberto Chiarini - è utile tornare alle origini della Repubblica, alla ricerca di quei tratti genetici che, se nell'immediato hanno consentito di creare dal nulla le basi di una democrazia industriale di massa, nel lungo periodo ne hanno fatto emergere gravi disfunzioni. Il libro si sofferma sulla nascita della nostra democrazia, mettendone in evidenza alcuni tratti originali. Primo: manca da sempre un "accordo sui fondamenti", per cui il gioco politico si sviluppa costretto tra due opzioni delegittimanti estreme, l'antifascismo e l'anticomunismo. Secondo: destra e sinistra sono state (a diverso titolo e con modalità differenti) sì protagoniste, ma incapaci di avanzare una propria candidatura autonoma alla guida del Paese. Terzo: resiste nel tempo una difficoltà strutturale a risolvere la stridente asimmetria esistente tra "paese reale" e "paese legale".
"Per capire il '900, per carpirne un segreto, ogni imprevedibile percorso merita di essere condiviso ed esplorato. Le interviste di Irene Bignardi, che qui sono raccolte, scelte tra le innumerevoli che l'autrice è venuta facendo in anni e anni di militanza giornalistica soprattutto sul paginone centrale di "la Repubblica", offrono testimonianze autorevolmente autoriali e mai effimere, dove, nel libero e spregiudicato confronto tra una giornalista curiosa e appassionata e alcuni - quaranta - protagonisti della seconda metà del secolo, emergono speranze e ideali di alcune generazioni di artisti - alla definizione sfugge solo, ma apparentemente, Andrew Wylie - che si sono buttati nella mischia per riconoscersi nelle parole o nelle immagini che sapevano inventare. Cinema, letteratura, fumetto, teatro, fotografia: poco conta il linguaggio o il genere, tutti gli intervistati accettano di consegnare, nella precaria resistenza del parlato, la loro "verità" a una fedele messaggera che fisserà nella scrittura quello che a volte non dicono neppure a se stessi e che, invece, nella strana intimità che può creare l'intervista, raccontano. Bignardi, che si confessa cocciutamente "ambiziosa", cerca "il ritratto in controluce", fedele persino nelle pause ai suoi interlocutori, ma al tempo stesso cosciente che suoni, luci, ambienti non si riveleranno mai interamente nelle sole parole , quindi, pronta a toccare tutti i tasti della memoria, dell'evocazione, della nostalgia." (Cesare De Michelis)
Dalla costa danese alle Orcadi, dopo aver galleggiato sulle acque del mare per chissà quanto tempo, una bottiglia che racchiude un vecchio messaggio ritorna in Danimarca e finisce sulla scrivania dell'ispettore Carl Morck, capo della Sezione Q per i casi irrisolti. Il pezzo di carta è ingiallito, la scritta confusa. Mancano alcune lettere, e l'acqua salmastra e la condensa hanno fatto il resto: il testo risulta incomprensibile. Fatta eccezione per una parola, scritta con il sangue: AIUTO. Grazie alla preziosa assistenza di Assad e di una Rose in veste inedita, non passerà molto prima di capire che a lanciare nel mare quel messaggio disperato sono stati due ragazzi imprigionati che chiedono di essere liberati. Ma chi sono questi ragazzi, e perché negli anni nessuno ne ha denunciato la scomparsa? Potrebbero essere ancora vivi? In un'indagine il cui ritmo incalza giorno dopo giorno e la tensione si fa sempre più palpabile, Morck incrocia la strada di una donna prigioniera di un matrimonio disperato e di un seducente rapitore che agisce con molto sangue freddo. Un uomo misterioso che lo conduce nel mondo chiuso delle sette religiose, dove troppo spesso il significato di "amore per il prossimo" viene tragicamente frainteso e menzogna e reticenza sono compagne silenziose di una fede distorta che può solo generare odio. Un uomo che conosce la verità spaventosa che le onde del mare hanno trascinato alla deriva troppo a lungo.
Perché nell'Italia repubblicana la sinistra non ha - se non rarissimamente espresso una premiership di governo? Perché è apparsa, rispetto a quanto avveniva in altri contesti europei, "figlia di un dio minore"? Mille sono le ragioni del fallimento, prima di tutto culturale, di una famiglia politica, che pure è stata oggetto di ammirazione, negli anni sessanta e settanta, da parte dei progressisti di altri paesi. In questo libro Marco Gervasoni fornisce un'interpretazione storica basata su quello che ritiene un fattore fondamentale per la débâcle della sinistra italiana: il peso abnorme esercitato dal comunismo, unito alla scarsa volontà, prima, e all'incapacità poi, dei socialisti di controbattere a questa egemonia. Da sempre viva, per ragioni sistemiche e ideologiche, la competizione tra le due sinistre, Psi e Pci, si inasprì davanti alla sfida culturale rappresentata da Bettino Craxi a cui il Pci reagì trasformando il segretario socialista nel principale dei propri nemici. Così, se per Craxi Enrico Berlinguer era un politico refrattario alla modernità; per il segretario Pci, il leader socialista era un "bandito politico". Due personalità carismatiche opposte tra loro tanto da far intravedere due Italie: irrimediabilmente in crisi (economica, morale e politica) quella di Berlinguer; dinamica e aperta al mercato e ai consumi, quella di Craxi.
Da molti anni ormai Klemet Nango guida l'unità della polizia delle renne a Kautokeino, nell'estremo nord della Norvegia, laddove i confini verso Svezia e Finlandia sfumano nella tundra sferzata dal vento e dal gelo per molti mesi dell'anno. Deve controllare una terra lacerata da profondi contrasti che oppongono cristiani laestadiani e norvegesi nazionalisti a sami indipendentisti, sempre pronto a mediare i conflitti tra gli allevatori di renne, che cercano di strapparsi l'un l'altro porzioni di pascolo indispensabili alla sopravvivenza. Come tutti gli abitanti della Lapponia, l'11 gennaio anche Klemet potrà finalmente rivedere la propria ombra, perché il sole tornerà a sorgere dopo quaranta lunghi giorni di buio totale. Un evento solenne che dovrebbe coincidere con l'esposizione al museo locale di un tamburo sacro, dono di uno studioso francese al popolo sami che da molti anni ne attende la restituzione. Il tamburo, però, sparisce, e nella piccola comunità esplodono le tensioni. L'omicidio di un allevatore, ritrovato all'esterno del suo misero gumpi con le orecchie mozzate, infittisce il mistero, diffondendo ovunque paura e sospetto. A bordo del suo scooter, Klemet, unico sami ad aver deciso di indossare l'uniforme, indaga insieme a Nina Nansen, giovane e graziosa recluta della polizia delle renne, arrivata nel Grande Nord dalla costa meridionale del paese per dare una mano a mantenere l'ordine in un mondo di cui fatica a capire le regole.
Tripoli, anni Sessanta. Quella dell'irrequieto Mike Balistreri è un'adolescenza tumultuosa come il ghibli che spazza il deserto. Sullo sfondo della Libia postcoloniale, gli anni giovanili di Mike sono segnati da due atroci morti irrisolte, da due amori impossibili, dal coinvolgimento in un complotto contro Gheddafi e da un patto di sangue che inciderà a fondo sia la pelle che l'anima a lui e ai suoi tre migliori amici. Roma, settembre 1982. Il giovane commissario Balistreri di notte si stordisce con il sesso, l'alcol e il poker e di giorno indaga svogliatamente sulla morte di Anita, una studentessa sudamericana assassinata al suo arrivo nella Capitale. Per un debito di gratitudine, è anche costretto a vegliare sulla scapestrata Claudia Teodori, che sembra lanciata verso una luminosa carriera di starlette. Ma le morti di oggi e quelle di ieri sono legate da un filo invisibile, seguendo il quale Michele Balistreri sarà costretto a calarsi nelle zone più buie del suo passato, quei giorni "di sabbia e di sangue" con cui non ha mai chiuso i conti, in un cammino lungo il quale l'amore, l'amicizia e gli ideali si scontreranno con la ricerca di verità dolorose, nell'impossibilità di distinguere chi tradisce da chi è tradito. Alla fine sarà il disperato eroismo di una ragazza a condurlo per mano fino alle radici del male.