Il mito degli extraterrestri e l'attesa "messianica" che si addensa intorno alla figura dell'Alieno fanno ormai stabilmente parte dell'immaginario dell'uomo contemporaneo. Pochissimi, tuttavia, sospettano quali legami vi siano fra questo mito - apparentemente connotato in chiave scientifica e tecnologica - e le correnti più ambigue e nebulose dell'occultismo moderno. In questo saggio si ricostruiscono le radici "occulte" e ignorate del mito extraterrestre, attraverso i suoi legami con lo spiritismo ottocentesco, la nascita del contattismo, la mediazione di singolari personaggi a cavallo tra scienza e magia, il ruolo del cinema, l'affermazione dell'"archeologia spaziale" e dell'"interpretazione extraterrestre" dei Libri Sacri; con sullo sfondo la realtà, tanto ambigua quanto evanescente, dei cosiddetti "fenomeni UFO". Tutti elementi, questi, caratterizzanti un mito che è anche una delle più incredibili quanto riuscite parodie moderne della religione.
Abbiamo davvero bisogno della religione? È questo un interrogativo cruciale che riguarda la società contemporanea, sia dal punto di vista dell’esistenza individuale, sia sul piano politico e culturale. Per Hans Joas la risposta è affermativa: abbiamo bisogno della religione, non soltanto come «riserva di senso», né come forza d’integrazione sociale, ma soprattutto per riconoscere e difendere valori essenziali come quello della dignità umana. Questo libro sostiene che, anche nella società del pluralismo culturale, possono esistere valori universali. Il valore della dignità umana diventa accessibile e sperimentabile per le persone attraverso l’esperienza dell’auto-trascendenza, e la religione rimane la più importante forza attiva nella nostra cultura che sappia evocare e interpretare questo tipo di esperienza.
L'esoterismo e i suoi rapporti con la cultura politica e il potere; da Scientology al nazismo, da Reagan e l'astrologia al papato, dalle società segrete statunitensi alla politica italiana. Giorgio Galli conduce un'indagine sulla genesi dei miti storici e sui rapporti tra storia e mito svelando le procedure di costruzione del consenso che si celano dietro alcune ideologie politiche che hanno avuto presa nel tempo.
Il volume è il risultato degli studi compiuti sull'archivio personale di Giulio Andreotti. Il libro è diviso idealmente in due parti. Nella prima si affrontano diversi aspetti del carattere del senatore e della sua filosofia di vita: dalla Gioventù democristiana ai rapporti con la sinistra, alle posizioni sulla questione monarchica, del petrolio e del nucleare. Nella seconda parte ampio spazio è dedicato alla politica estera e ai rapporti con la Russia, l'Est e il mondo arabo, ai governi Andreotti e alla difficile Democrazia degli anni Settanta, ai suoi rapporti con il mondo cattolico e il Vaticano.
Oggi l'opposizione tra il laicismo e la Chiesa cattolica, tra l'esistenza senza Dio, libera dai valori tradizionali, e l'esistenza nella fede cristiana, in Dio e con la libertà legata alle norme morali cristiane, sembra "essersi avviata su un binario morto". Il vero conflitto, invece, ha luogo tra i laicisti da un lato e i tanti laici dall'altro, che vivono con Dio e in libertà sulla base dei valori cristiani affermati dalla Chiesa. Percorrere quest'ultimo binario è lo scopo del libro, che mette a confronto la filosofia laicista di origine illuministica con la filosofia della grande tradizione filosofica cui si richiamano i laici cattolici, nonché la Chiesa stessa. Dopo un'analisi approfondita di questo tema centrale, il volume chiarisce alcuni fraintendimenti su punti talvolta ritenuti "irragionevoli" della fede cristiana, per poi affrontare la discussione dei temi più attuali nel campo dell'etica e in particolare della bioetica.
Gli scritti in onore di St. Thomas More celebrano una importante ricorrenza: il X anniversario della sua proclamazione a patrono dei governanti e dei politici, sollecitata nel 2000 da Francesco Cossiga e concessa da Giovanni Paolo II. Thomas More, che ha rivendicato con coerenza e rigore, fino al sacrificio estremo, il primato della coscienza, denunciando i limiti della ragion di stato, è qui ritratto nella sua dimensione pubblica e privata, attraverso approfondimenti che ne mettono in luce l.attualità e la modernità. Le rievocazioni di More politico e santo (Rocco Buttiglione), consigliere (Antonio Casu), umanista (Paolo Corsini), martire (Francesco D'Agostino), giurista (Cesare Salvi), si intrecciano con quelle del padre (Paola Binetti), dell'amico (Giovanni Conso) e del marito (Paola Ricci Sindoni), rivelando una significativa unità tra valori e comportamenti, che ancor oggi, a quasi cinque secoli dalla morte, fa di Thomas More un modello per tutti coloro che rivestono pubbliche funzioni.
Il messaggio cristiano libera l'uomo dall'idolatria: il cristiano non può attribuire assolutezza e perfezione a nessuna umana istituzione, a nessun evento storico. È, dunque, per decreto religioso che lo Stato non è tutto, non è l'Assoluto. Per il cristiano solo Dio è il Signore: Kàysar non è Kyrios. E sia con la dissacrazione e relativizzazione del potere politico sia con il valore dato alla libera e responsabile coscienza di ogni persona, il cristianesimo ha creato, a livello politico, una pressione a volte travolgente sull'elemento mondano antitetico. Ed esattamente su di un breve tratto di questa storia - del periodo che dagli anni del nostro Risorgimento giunge ai nostri giorni - il presente libro intende richiamare l'attenzione, delineando le idee di fondo di figure quali: Taparelli d'Azeglio, Gioacchino Ventura, Raffaello Lambruschini, Vincenzo Gioberti, Antonio Rosmini, Alessandro Manzoni, Luigi Sturzo, Luigi Einaudi, Angelo Tosato. Pensatori italiani, spesso ignorati anche dal mondo cattolico, i quali costituiscono anelli preziosi della più ampia e grande tradizione del cattolicesimo liberale.
Il liberalismo è al centro, ormai da un paio di decenni, di un crescente interesse, accentuato dalla crisi per molti versi irreversibile di tutte le culture politiche e ideologie concorrenti. Ma che cosa si deve intendere esattamente con il termine "liberalismo"? Il libro di Manent, brillante filosofo della politica cresciuto alla scuola di Raymond Aron, ha il merito, rispetto ad altre opere dedicate alla storia del pensiero liberale, di richiamare l'attenzione del lettore sui fondamenti storici e filosofici di questa corrente politico-intellettuale. Il liberalismo, a suo giudizio, non è riducibile al libero scambio, dunque ad una teoria economica, o al principio della separazione dei poteri, dunque ad un modello costituzionale. La sua caratteristica principale è di essere una dottrina politica che, sin dalla sua comparsa, si è posta come problema quello di organizzare le libertà individuali all'interno di un sistema di regole vincolante per l'intera comunità. Fondamentale, nella sua genesi, è quello che Manent definisce il problema teologico-politico. Nato in Europa come reazione alle guerre civili di religione, il liberalismo si è dato come obiettivo la costituzione di uno Stato neutrale ed agnostico rispettoso di tutte le opinioni e di tutte le fedi, in grado altresì di salvaguardare, al tempo stesso, il bisogno di autonomia dei cittadini e il bisogno di ordine proprio di ogni forma di regime politico.
La dimensione religiosa in Italia è ben lontana dal dissolversi. A oltre trent'anni dalle prime indagini sistematiche, tanto le pratiche quanto le credenze, tanto i riti quanto le devozioni, sono ben lontani dal presentarsi sul viale del tramonto nel quale erano stati collocati. Non si tratta tuttavia né di un semplice recupero di forme e valori tradizionali, né di una reintegrazione dell'universo del credere dentro lo spazio dell'istituzione ecclesiale. Dall'analisi dei dati, come da quella dei processi culturali che hanno scandito gli ultimi decenni, emerge una dimensione religiosa intesa come risposta specifica e culturalmente definita a domande ed esigenze aperte dalla crisi della modernità. Lo spazio del credere religioso, prima di iscriversi in una rete di appartenenze istituzionali, si manifesta come un'offerta di legami significativi con i luoghi religiosi, i tempi della liturgia, la memoria di un'appartenenza.
La raccolta qui presentata, che intende essere completamento e approfondimento a distanza di Chiesa e potere, include studi di vario spessore sul diritto della Chiesa e sulle lotte estenuanti del postconcilio per riformarlo (o, almeno, per impedirne ulteriori involuzioni) nel trentennio che agli inizi degli anni '90 si concluse. Tali studi, integrati da documenti essenziali del dibattito intracattolico coevo - un dibattito, che vide purtroppo le ragioni della forza prevalere troppo spesso sulla forza della ragione - sono a loro volta riportati a coerente unità storiografica da un ipertesto, che del tutto ritesse criticamente l'intimo dinamismo evolutivo.