Nel 2008 a Sidney, in Australia, si celebrò la XXIII GMG (Giornata Mondiale della Gioventuù). Nell'ambito del confronto spirituale che questo evento creò, così come accade dal 1985 in ogni parte del mondo, si sviluppò anche un dibattito con l'evangelismo australiano che nella diocesi anglicana di Sidney ha una delle roccaforti mondiali. Ray Galea, di origine maltese, e proveniente da una famiglia cattolica, dà vita a un confronto dialogico "vecchia maniera", rivisitando i punti che distanziano evangelici e cattolici di fronte al messaggio della salvezza. Sono tre i registri usati da Galea: quello personale la sua è infatti una testimonianza su come, messo a confronto con la Bibbia e il suo messaggio di salvezza, decise di abbandonare la religione della sua famiglia. Quello storico: l'autore sostiene che resta ancora in piedi il succo della protesta dei riformatori del XVI secolo espressa con i famosi "sola" (sola Scrittura, solo Cristo, sola fede e sola grazia). Quello biblico: sostiene che la Bibbia rende testimonianza al ruolo esclusivo di Gesù Cristo, a fronte di tutti i tentativi di affiancargli altri mezzi o sussidi di salvezza quali la tradizione, il magistero della chiesa, i sacramenti, ecc. Galea riassume le differenze tra cattolicesimo e messaggio biblico che gli evangelici vorrebbero incarnare con l'immagine delle mani vuote: gli uomini non possono presentarsi davanti a Dio con dei meriti propri.