«Sono stato arrestato il 19 febbraio 1929. Considero questo giorno l'inizio della mia vita sociale, il mio primo vero incontro con la realtà.» Varlam Shalamov, allora studente all'università di Mosca, finisce in carcere, a soli ventidue anni, per i suoi legami con alcuni attivisti dell'opposizione leninista-trockista e per la stampa e la diffusione del Testamento di Lenin, la lettera del padre della Rivoluzione nella quale sono espresse alcune riserve su Stalin. Inquisito come «controrivoluzionario», in realtà in quanto oppositore politico, viene condannato a tre anni di lavori forzati e deportato in un campo di prigionia del Gulag sugli Urali, divenendo una delle prime vittime delle purghe staliniane.
Scontata la pena, nel 1931 torna a Mosca, dove collabora ad alcune riviste, scrive, si sposa e ha una figlia, mentre la polizia lo considera, a sua insaputa, un evaso: pende infatti sulla sua testa una condanna a tre anni di confino, che però nessuno gli ha notificato. Arrestato per la seconda volta nel 1937, viene mandato in Siberia nei campi di lavoro della Kolyma, definita da Aleksandr Solzenicyn l'«ultimo cerchio del sistema». Nuovamente processato nel 1943, è condannato a dieci anni di lavori forzati più cinque anni di privazione dei diritti civili per propaganda antisovietica.
Rilasciato dopo la morte di Stalin, vivrà per altri ventinove anni un'esistenza precaria, segnata da problemi di salute, nonché dalla separazione dalla moglie e il rinnegamento della figlia, e però completamente assorbita dal lavoro sui Racconti di Kolyma, che in Urss verranno pubblicati solo post mortem, e su alcune raccolte di poesie.
La riabilitazione per le accuse del 1929 non arriverà che il 12 aprile 2000, a diciotto anni dalla sua scomparsa e quindici anni dopo l'inizio della perestrojka.
Alcune mie vite raccoglie per la prima volta i documenti dei tre processi, completi di tutti gli interrogatori. A delineare la personalità di Shalamov, oltre ai suoi racconti su quelle vicende, contribuisce materiale finora inedito: i rapporti informativi stilati dalle spie (anche presunti amici dello scrittore) reclutate dalla polizia politica tra il 1956 e il 1959.
Una precisa e documentata ricostruzione della trentennale, straordinaria quanto terribile vicenda giudiziaria e carceraria attraverso i materiali istruttori e i racconti del protagonista. Un atto dovuto a uno dei più grandi scrittori russi del Novecento.