Nel 1905, anno cruciale per la Russia moderna, l'ammutinamento della corazzata Potëmkin fu un evento di portata epocale perché mostrò al mondo la debolezza dell'impero zarista, ormai entrato in una crisi irreversibile, e perché fu il primo passo verso quella rivoluzione che dodici anni dopo avrebbe modificato il corso del XX secolo. È forse per questo che il clamoroso gesto di ribellione a bordo della più potente e moderna nave da guerra dello zar diede ben presto vita a un'epopea in cui l'esaltazione delle virtù eroiche e del fervore rivoluzionario di chi lo compì finì per oscurarne le cause profonde e la reale dinamica.
A ristabilire la verità storica attraverso una scrupolosa ricostruzione dei fatti, e a una loro efficace drammatizzazione in un intreccio appassionante, provvede ora il documentato libro di Neal Bascomb. Pur non sottacendo l'abnegazione e l'audacia delle centinaia di semplici marinai e delle poche decine di rivoluzionari convinti di aver sposato una "causa sacrosanta ", scopo dichiarato dell'autore è radicare la loro vicenda nel variegato contesto sociale e politico in cui si svolse. Innanzitutto, il graduale disfacimento del potere autocratico russo, sconfitto qualche settimana prima, proprio sui mari, dai giapponesi e minacciato dalle insurrezioni del proletariato di contadini inurbati. Ma anche i tormenti del tentennante zar Nicola II che, spaventato dal nuovo, reprimeva nel sangue le istanze di un popolo che aveva ancora fiducia in lui. E, sull'altro versante, il settarismo dei leader socialdemocratici, esiliati in varie città europee e futuri bolscevichi, che lasciarono soli gli ammutinati salvo cercare poi di fregiarsi delle loro gesta.
Animati da sincero spirito rivoluzionario e in nome della lotta all'oppressore, i marinai della Potëmkin tentarono l'"assalto al cielo", strappando agli ufficiali il controllo della corazzata e affrontando per undici giorni a viso aperto la potente flotta del Mar Nero, in una sfida che i loro nuovi comandanti avrebbero voluto estendere a tutto l'impero. Dopo effimere vittorie e il massacro della popolazione di Odessa che sosteneva i rivoltosi, l'amaro epilogo: tradimenti e voltafaccia, catture ed esecuzioni capitali, il mancato o inefficace appoggio del "braccio politico" in terraferma, il peregrinare braccati lungo le coste e sul mare, la resa in Romania.
A più di un secolo di distanza dell'ammutinamento della Potëmkin - immortalato dalla celebre pellicola di Sergej Ejzenstejn - e ormai svanita la grande illusione che contribuì ad alimentare, ciò che colpisce ancor oggi è l'insopprimibile desiderio di dignità e di libertà manifestato dai suoi protagonisti nei confronti di un potere assoluto e brutale. È per questo, conclude Bascomb, che la verità sulle loro vite, e sulle ragioni per cui le sacrificarono, merita di essere raccontata.