Ernst Hoffmann (1880-1952) appartiene a quel fronte di studiosi di filosofia antica che, nel primi decenni del Novecento, hanno dischiuso un nuovo accesso alla speculazione dei Presocratici. A questo proposito, di lui è da ricordare, soprattutto, un testo: Il linguaggio e la logica arcaica (1925). La sua riflessione testimonia una fedeltà ininterrotta allo studio di Platone e del platonismo. Esemplare, al riguardo, è il suo volume, uscito postumo: Platonismo e filosofia cristiana (1960): una ricognizione storico-teoretica del paradigma platonico di filosofia, dalle origini, attraverso il Medioevo, fino all'età moderna. Nel presente volume sono raccolti tre testi di Hoffmann - finora mai riuniti insieme - caratterizzati da un comune riferimento a Platone. Nel terzo di essi, in particolare, viene chiaramente in luce il presupposto teoretico che guida l'interpretazione della problematica della "partecipazione", proposta nei primi due. Il dualismo platonico, che è la chiave di volta di tale problematica, è visto come una forma di antitesi fra due termini di cui l'uno non è l'opposto polare dell'altro, ma vi si approssima secondo le gradazioni del più e del meno. Solo concependo la contraddizione in termine di "partecipazione", Platone sarebbe riuscito a "salvare i fenomeni", nonché a fondare la possibilità stessa del pensiero come atto sintetico di giudizio.