Questa nuova edizione italiana del De re aedificatoria di Leon Battista Alberti (1404-1472), così come i diversi apparati critici che la corredano, è opera di un architetto, dunque – secondo la definizione di Adolf Loos – di «un muratore che sa il latino». La traduzione, come il commento che l'accompagna, mira anzitutto alla interpretazione e comprensione del problema architettonico, ed è stata volutamente condotta con sobrietà e asciuttezza. Perchè – questa la convinzione di fondo che ha guidato il lavoro della curatrice – il De re aedificatoria resta ancora oggi, a distanza di secoli, non solo un’opera di alto valore letterario e formativo, ma anche una straordinaria fonte di insegnamento dei molteplici saperi che costituiscono l’architettura. Attraverso la riscoperta del linguaggio architettonico
dell’Umanesimo italiano – che Alberti ricodifica dopo Vitruvio – viene riportato all’attenzione del lettore un mondo ricco di fervore e di interessi, in cui lo studio
dell’esperienza costruttiva degli antichi si accompagna all’osservazione dei
cantieri contemporanei nella Roma papale o nella Firenze dei Medici. L’opera è corredata da un apparato esplicativo di note, da un glossario dei termini albertiani (indispensabile per la conoscenza del lessico tecnico del celebre umanista), da un corredo di circa 120 immagini tratte dal manoscritto di Damiano Pieti del 1538 (Biblioteca Panizzi, Mss Vari G3).
Prologo - I lineamenti - I materiali - Il lavoro di costruzione - Le opere pubbliche - Le opere private - L’ornamento - L’ornamento degli edifici sacri - L’ornamento
degli edifici pubblici profani - L’ornamento degli edifici privati - Il restauro delle costruzioni
l'autore
Leon Battista Alberti (1404 - 1472) architetto e umanista, frequentò gli ambienti culturali di Padova, Bologna, Firenze, Ferrara, Mantova e Roma, di cui studiò con interesse e passione antiquaria i monumenti della classicità. Incarnò l'intellettuale dell'Umanesimo italiano eccellendo nel campo delle lettere come in quello scientifico, realizzando architetture monumentali, partecipando alla fervida discussione quattrocentesca sulle arti e sulle tecniche. Si dedicò alle lettere, allo studio della lingua italiana, alla pittura, all'architettura, all'ottica e alla matematica, lasciandoci un corpus di opere molto ricco di cui il De re aedificatoria (1452) può ritenersi il lavoro più imponente.