Mons. Chenis, nei pochi ma fecondi anni di attività pastorale, culturale e istituzionale, ha dato a tutti noi l’opportunità di apprezzare la sua straordinaria esperienza di umiltà e di dedizione all’amore di Dio, disponibile per chiunque avesse bussato alla sua porta, sempre pronto ad accogliere, ammaestrare, donare.
Mons. Chenis aveva la capacità di unificare in sé la passione per la bellezza e per l’arte con l’amore per il Signore, a partire dalle cose di ogni giorno: la sua quotidianità era improntata alla ricerca della volontà di Dio, a partire dallo splendore che rifulge nella bellezza della creazione e, ancor più, nella magnificenza della Redenzione.
Egli è giunto presso la nuova Diocesi forte della preziosa esperienza di segretario della Pontificia Commissione per i Beni culturali della Chiesa, che aveva impresso in lui un profondo senso di appartenenza alla comunità ecclesiale e di progettualità sempre rinnovata per il bene della Chiesa. La nuova sfida pastorale lo ha da subito proiettato in una instancabile opera di evangelizzazione e di amore verso il prossimo, investendo sempre più energie, non risparmiando nulla di sé.
Nel suo operoso impegno di vescovo non trascurava mai, infatti, la dedizione per la ricerca filosofica e teologica presso l’Università Pontificia Salesiana, e, in particolare, nella sua attività pastorale, l’attenzione per la liturgia e la cura di ogni suo aspetto, considerata come un segno della delicatezza dell’amore di Dio per ogni uomo. La liturgia costituiva la chiave di volta della sua spiritualità, dove l’arte diviene preghiera e il bello si incarna in un Volto, quello del Signore Gesù. Un Volto che vuole incontrare il volto di tutti e di ognuno, e che mons. Chenis ricercava con tutto se stesso.
(dalla Prefazione).