Mosca, 1937. Un regista italiano specializzato in documentari di propaganda socialista, Gino De Marchi, viene prelevato dalla polizia segreta e di lui non si sa più nulla. La moglie Vera, all'oscuro di quanto sta avvenendo, viene convocata alla Lubjanka e, terrorizzata dalle minacce degli inquirenti, decide di prenderne le distanze e in seguito di divorziare. Luciana, la figlia tredicenne, molto legata al padre, compie invece la scelta opposta: lo aspetterà per anni, dedicando l'intera esistenza alla sua ricerca e, una volta informata della sua morte, nel 1956, alla difesa della sua memoria. Gabriele Nissim, che ha incontrato Luciana De Marchi numerose volte e ha potuto leggere le lettere e le carte private da lei conservate, ricostruisce con dovizia di particolari una straordinaria vicenda umana che la storiografia ufficiale ha finora ignorato, affrontando una realtà per molti aspetti ancora poco conosciuta, quella dei comunisti italiani in Unione Sovietica durante il regime staliniano.