L'autore di questo libro non condivide l'illusione, oggi così diffusa, secondo la quale è sufficiente stabilire alcuni supremi e ragionevoli principi (democrazia, autonomia, non maleficenza, equità, ecc.) per costruire sul loro fondamento una bioetica ed una biopolitica compatte e coerenti. Non c'è dubbio che sia la bioetica che soprattutto la biopolitica abbiano una loro logica e debbano essere argomentate con ragionamenti rigorosi; ma sia l'una che l'altra soprattutto hanno un cuore, che, come ogni cuore, è nascosto e richiede un notevole impegno per essere percepito, un cuore che coincide con la vita stessa, che è nel medesimo tempo l'orizzonte della nostra esperienza e l'orizzonte della nostra percezione del bene. Da una riflessione sul bios, nella quale ontologia e assiologia si fondano e si confondano, deriva l'unica possibilità di scrivere parole di bioetica e di biopolitica non votate alla tristezza, ma provviste di senso e soprattutto aperte alla speranza, come quelle che sono affidate a questo libro.