Se l'Europa non può fare a meno dell'Italia, può l'Italia fare a meno del suo Sud? I meridionali sono davvero brutti, sporchi e cattivi? A queste e a molte altre domande, nello stesso tempo retoriche e provocatorie, risponde in questo libro Giovanni Valentini, pugliese d'origine, che si sente a tutti gli effetti non solo cittadino italiano, ma europeo. E proprio perciò non si rassegna all'idea che l'Italia possa perdere il Sud. Dagli anni immediatamente successivi all'Unità - quelli dell'"annessione" al Piemonte, e più tardi dei saggi di Salvemini e Gramsci - ai nostri giorni, la questione meridionale è sempre stata la questione nazionale. Le regioni del Mezzogiorno non si sono mai davvero sentite parte integrante di uno Stato, perché quello Stato si è sempre manifestato come qualcosa di esterno e invasivo, fonte perenne di sfruttamento e oppressione. Da qui si è sviluppata, fino ad assumere le dimensioni odierne, la realtà dell'anti-Stato nelle sue varie forme: clientelismo, assenteismo, false pensioni, malavita organizzata. Ma il Sud, sostiene l'autore, ha in sé gli anticorpi e le risorse (cultura, patrimonio storico-ambientale, turismo, energie rinnovabili, nuove tecnologie, senza dimenticare la fantasia e il calore umano propri di un popolo generoso) per guardare con fiducia al futuro. Sono molti nel Meridione i settori che lo Stato può e deve finalmente valorizzare in tutte le loro potenzialità. Perché se non si salva il Sud è destinata ad affondare l'intera Italia.