Una domanda, uno schiaffo, la maledizione pronunciata nei confronti della madre da un bambino di nove anni. È l’episodio taciuto ne I miei luoghi oscuri, il libro in cui James Ellroy riapriva il caso dell’omicidio tuttora irrisolto di Geneva Hilliker. Jean la rossa, assassinata tre mesi dopo che suo figlio ne aveva invocato la morte. Episodio cruciale dal punto di vista umano ma anche letterario, vero e proprio innesco per la vocazione narrativa che già covava nei pensieri contorti del piccolo Ellroy. “Ero un Ellroy allora. Adesso sono un Hilliker.” Questa trasformazione radicale, conversione a una visione matriarcale del mondo, suggella il rapporto con le donne che scandisce la vita di James Ellroy fin dall’infanzia: “fiamma inestinguibile”, ricerca mistica e affannoso inseguimento, caccia famelica e insieme innocente. Volti che si affastellano, si confondono, si sovrappongono nella loro unicità. Volti scorti attraverso le finestre delle case, per le strade di una Los Angeles “caliginosa e tersa” o sui marciapiedi di Manhattan, volti evocati in solitudine, al buio. Intrecci narrativi che si sviluppano e oscillano spasmodicamente tra vita reale e pagina scritta, tra storia e Storia. Ellroy si confessa in pubblico. Non fa sconti a se stesso, stavolta non tace nulla. Mette a nudo tutte le proprie ossessioni, paure, contraddizioni, perversioni. Riconosce la propria arrogante megalomania e la capacità di sfruttare il passato, si proclama romantico destrorso e trova in Beethoven un fragoroso alter ego. Fa ammenda per gli errori commessi e il dolore procurato. Salda il debito verso tutte le donne della sua vita, da Jean all’ultima delle prostitute rimorchiate sul Sunset Strip. Caccia alle donne può essere considerato un ‘memoir di formazione’, il racconto di un avvicinamento alla maturità durato oltre cinquant’anni. Percorso accidentato, convulso e frenetico come il ritmo della prosa ellroyana, costellato da eccessi e successi, cani parlanti e dipendenze, due matrimoni, un esaurimento nervoso, fetide stamberghe, notti all’addiaccio e case da sogno. “Parole vertiginose” e silenzi roboanti. Invisibilità e umori corporei. Fino alla consapevolezza che la vita reale non è la trama di un noir in bianco e nero.