Compare, in questo volume morbido come un Notturno, una citazione di Attilio Bertolucci. Una volta tanto, i versi che poi disegnano il libro lo popolano di memorie e visioni quiete, preserali, dimostrano docilmente, per forza naturale, la loro discendenza dal quieto ed enigmatico Maestro, nella loro natura fluttuante, inafferrabile e dolcemente rievocante. Una volta tanto, perché Bertolucci è modello incompreso anzi frainteso da molti che si sentono onestamente nella sua scia, fermandosi poi al minimo della sensazione, al palpitare d'ala di farfalla, senza percepirne il ritmo lunare, la fintamente dimessa magia subliminale. Marco Vitale, che ha un background vasto, internazionale, è troppo sottilmente avveduto per non sapere che esiste una poesia apparentemente meditativa, crepuscolare, che invece dilata metafisicamente la dimensione dell'ombra, l'angoscia del tramonto, il sogno platonico della rinascita del sole, definitiva, oltre il flusso fenomenico e il triste divenire, domani, oltre, altrove: tre parole innominate in Canone semplice, quanto agognate. Morbido come velluto, il suo verso manifesta una vocazione poetica sicura e personale quanto sfuggente a ogni tentativo di catalogazione: non crepuscolare ma piena di attesa tremante, non meditativa ma immobilmente meditante: "E niente, niente che non avesse/ il peso di una neve/ benefica o una carezza/ tra il marciapiede e le stelle". (Roberto Mussapi)