In nessun Paese europeo come in Italia la regola è sentita come sofferenza, anzi come un limite, qualcosa che sottrae piuttosto che aggiungere.
Gherardo Colombo insiste nei suoi testi su due categorie di regole: le regole formali, nelle quali l’uguaglianza è valore costituzionale, e le regole occulte, che cambiano arbitrariamente a seconda della volontà del soggetto (corruzione negli appalti, corruzione nella causa civile, corruzione per non pagare una multa, corruzione per l'immondizia, corruzione per l'università, corruzione...). Le prime fortificano la comunità, le seconde la annullano.
La regola, la legge, ciò che costituisce il piano su cui ognuno "risponde" (cioè la responsabilità di ognuno verso gli altri), è in Italia tollerata, sopportata, sofferta. L'uguaglianza la si patisce come piatta livella. La necessità di educare se stessi alla ricerca della regola responsabile nello stare con sé e con gli altri è urgente. E fondamentale.