Scopo del libro è quello di legare cibo e vino alla religione in Italia.
Alimentarsi è anche un rito con i suoi codici simbolici: la preparazione e la consumazione dei pasti, il calendario degli usi alimentari (feste e quaresime) e la messa in scena del rito alimentare, costituiscono chiari elementi di identificazione socio-culturale: questa è la parte principalmente trattata.
E' stato analizzato il solo aspetto del rapporto tra il cibo e la religione, lasciando ad altri il compito di mettere in relazione il cibo con i diversi aspetti della società.
Il libro contiene una visione d'insieme del problema, con particolare attenzione agli usi dei popoli antichi più vicini a noi: le regole ebraiche nell'Antico Testamento, le consuetudini di Babilonesi e Sumeri, Fenici, Etruschi, Romani, nonché del Cristianesimo primitivo e poi dei Pellegrini e dei Monasteri, fino ad un accenno al Cristianesimo moderno, che non presenta grandi varianti dopo il Concilio di Trento.
Sono stati studiati gli alimenti più comuni come il pane, la pasta e i dolci, oltre ai funghi.
Un elenco di santi protettori delle vivande e la conclusione costituiscono la parte finale di quest'opera.
Si è cercato di mostrare come alcuni cibi e vivande siano stati caricati di significati che poi in definitiva non hanno perché "tutto è puro per i puri", anche se in ogni caso ci si lascia coinvolgere da detti, superstizioni e quant'altro fa parte del nostro vissuto.