Nei primi mesi del 2018 - a 10 anni dall'inizio della gravissima crisi recessiva che ha colpito l'economia mondiale - l'Italia sembrava in lenta ma costante ripresa: l'ISTAT certificava la crescita nel 2017 del prodotto interno lordo dell'1,5%, risultato molto positivo e ben superiore al dato dell'anno precedente. Positivo era anche il dato del rapporto debito/PIL, sceso dal 132% del 2016 al 131,5% nel 2017. Ovviamente non si era in presenza di una ripresa galoppante ma di un processo lento e disomogeneo, favorito dalla ripresa delle esportazioni ma rallentato dal contenimento dei consumi interni. A distanza di pochi mesi la situazione del nostro Paese sembra aggravarsi e il rischio di una nuova stagnazione se non di una vera e propria recessione preoccupa governo e mercati. La stessa Commissione europea segnala che il divario fra Italia e altri Paesi dell'Unione europea si allarga e taglia le stime di crescita per il 2019 dall'1,2% allo 0,2% o 0,3%: l'Italia, dunque, in questo anno crescerà l'1% in meno rispetto agli altri Stati della Comunità e le riforme messe in campo dal governo Conte non sarebbero in grado di invertire questa tendenza. Purtroppo queste previsioni sono state confermate anche dallo studio della Banca d'Italia e da analisti internazionali; peraltro, la produzione industriale degli ultimi trimestri del 2018 è in netto calo e si teme che analogo risultato possa essere confermato nel primo trimestre del 2019. A fronte di tali difficoltà, l'esecutivo guidato da Conte, nato nel 2018 dalla nuova coalizione di governo Cinquestelle/Lega, si è impegnato a porre in essere una serie di iniziative nell'intento di dare una forte scossa all'economia ed avviare la ripresa: ha perciò investito grosse risorse per il sostegno delle famiglie e dei meno abbienti e per agevolare le imprese. Sono stati introdotti strumenti e istituti innovativi, che diverranno operativi nel corso di quest'anno: il reddito di cittadinanza, la modifica della legge Fornero, il pensionamento anticipato in base alla c.d. "quota cento", la riorganizzazione dei meccanismi di reclutamento nel settore privato e in quello pubblico. Occorreranno mesi per verificare se le soluzioni individuate sortiranno effetto ma già lo stesso governo sta ragionando per apportare modifiche e correttivi agli istituti appena varati mentre sempre più forti sono le critiche dell'Europa per le scelte operate in Italia che ormai per molti rappresenta il fanalino di coda dell'economia europea. Tra gli strumenti messi in campo, non poteva mancare la leva fiscale: in primo luogo si è fatto ricorso ad una serie di sanatorie, finalizzate da un lato ad assicurare ingenti entrate, dall'altro a stabilire un nuovo e più sereno rapporto tra fisco e contribuenti, basato sulla fiducia reciproca e sulla volontà di venire incontro ai cittadini che non adempiono per evidenti difficoltà economiche. Sono state varate importanti disposizioni in tema di semplificazione fiscale: introduzione della flat tax nel cosiddetto regime forfettario, varo a regime del processo tributario telematico, fatturazione elettronica generalizzata, dichiarazione IVA precompilata. Interventi significativi hanno poi riguardato i tributi maggiori (IRPEF, IRES e IVA) mentre sono stati rivisitati istituti disciplinati da norme procedurali in materia di accertamento, contenzioso, sanzioni e riscossione.