La crescita della complessità nel tempo, come aumento di particelle cariche elettricamente e di interazioni a livello atomico e molecolare, con aggregazioni sempre più numerose e ricche di relazioni, è un fatto fuori discussione. Il fenomeno si può riconoscere nel mondo inorganico, organico e vivente in una grande varietà di espressioni. Nei viventi pluricellulari si mostra come un processo non lineare, con ramificazioni e direzioni che a volte si arrestano estinguendosi, altre volte si mantengono quasi immutate nel tempo giungendo fino a noi.
Questa crescita suppone cambiamenti a livello strutturale e idonee condizioni esterne che consentono o favoriscono relazioni e aggregazioni sempre nuove. Si realizza così l’evoluzione della vita, ciò che il «creazionismo scientifico» e le sue forme rinnovate, come l’Intelligent design, seguitano a negare.
Ci si può chiedere se ciò sia dovuto a qualche tendenza interna della materia e del vivente, che si manifesta in condizioni ambientali favorevoli, oppure se siano le stesse proprietà della materia che portano, in ambiente idoneo, a complessità ordinate e quindi realizzano delle canalizzazioni.
In ogni caso il processo di complessificazione, che non è generalizzabile a tutte le strutture viventi e in tutte le direzioni evolutive, va considerato ineluttabile o del tutto aleatorio, come sostiene il darwinismo?
Il fatto che certe strutture, e quindi i geni che le regolano, compaiano e ricompaiano molte volte nel corso dell’evoluzione in serie evolutive diverse come può essere spiegato? Basta la pura casualità di bruschi cambiamenti morfologici? Ci sono limiti invalicabili nella varietà dei mutamenti o a regole d’ordine che non conosciamo? Quali interazioni con l’ambiente, che con i suoi mutamenti, specialmente climatici, può avere stimolato i cambiamenti?
Le domande si accrescono se si pensa alla ominizzazione, che ha portato a un essere in cui la complessità biologica, espressa dalla struttura e dal funzionamento dell’encefalo e ancora in gran parte inesplorata, raggiunge la sua massima espressione e appare accompagnata dalla cultura, rivelatrice della coscienza di sé e della libertà. Il continuum dell’uomo con le specie animali, riconoscibile in tanti aspetti biologici, sembra interrompersi con le manifestazioni della cultura.
Si ammette una interfaccia tra realtà fisica e spirituale nell’uomo, riconoscibile nell’attività cerebrale, sulla quale le neuroscienze stanno sempre più indagando.
Certamente la dimensione spirituale non è raggiungibile con l’osservazione diretta o sperimentale, ma appare plausibile in una visione generale secondo un approccio propriamente filosofico. Nello stesso tempo la dimensione spirituale dell’uomo, che interessa sia l’ominizzazione che l’animazione, interroga la teologia della Rivelazione.
Su queste tematiche molto attuali il volume raccoglie i contributi di noti scienziati e filosofi: Ugo Amaldi, Vincenzo Balzani, Marcello Buiatti, Yves Coppens, Fiorenzo Facchini, Ludovico Galleni, Marc Leclerc, Maurizio Malaguti, Jean-Michel Maldamé, Alessandro Minelli, Giovanni Maria Prosperi, Filippo Tempia e Margherita Venturi.