Una delle accuse di decadenza alla filosofia, giustificata o meno che sia, è di occuparsi di astrattezze, di autoreferenzialità: di essersi allontanata dalla sua origine, mentre Platone e Aristotele affrontavano l'esistenza reale, quotidiana. Salvatore Veca, uno dei più autorevoli filosofi italiani, inverte il corso di questa deriva specialistica e rarefatta assunta dalla filosofia e torna a utilizzare il pensiero per affrontare e interpretare i problemi centrali dell'esistenza. Per recuperare questa concretezza che non può lasciare indifferenti, poiché tocca tutti nella sua immediatezza e nella sua specificità, Veca presenta ritratti di filosofi (colti nella loro riflessione, ma anche nei loro tic e abitudini quotidiane) che non hanno mai abbandonato la radice più autentica della filosofia, che è di pensare lo stare nel mondo, e allestisce una galleria in cui, da Enzo Paci a Norberto Bobbio, da John Rawls a Robert Nozick, viene finalmente a riemergere la capacità filosofica di occuparsi del senso dell'abitare, dell'invecchiamento, dell'attesa d'amore, dei volti del dolore, di memoria, solitudine, felicità, giustizia privata e globale.