Proseguendo le ricerche di filosofia morale, iniziate con il volume Quale impostazione per la filosofia morale? (Roma 1996), l’Autore intende ora investigare quale sia l’oggetto e quali i compiti ed i procedimenti della filosofia morale, in modo coerente con l’impostazione già proposta. A tale scopo studia approfonditamente il rapporto tra la filosofia morale e l’esperienza morale prefilosofica.
Discute dapprima varie difficoltà che si frappongono all’intento di costruire la filosofia morale a partire dall’esperienza morale. Poi apre una via nuova per reperire un’esperienza morale universale. Procedendo ad un confronto dialettico fra alcune esperienze morali particolari (quella pagana greco-romana, quella cristiana cattolica e quella moderna), difende la convenienza di partire dall’esperienza morale cristiana cattolica; più precisamente cerca di stabilire quale sia l’esperienza morale naturale, universale, integra, che la Rivelazione cristiana suppone ed opera nei suoi destinatari. L’Autore spiega a questo punto come vada articolata la filosofia morale affinché risulti adeguata all’esperienza morale integra e risulti anche coerente con l’impostazione che aveva già proposto.
Poiché la determinazione dell’oggetto, dei compiti e dei procedimenti della filosofia morale dipende dalla risposta alla questione se si dia o no la conoscenza morale, che cosa essa conosca ed a quali condizioni essa sia vera o falsa, l’Autore procede ad un confronto dialettico con le posizioni di epistemologia morale dell’ultimo secolo, per rivendicare la conoscenza morale, il suo oggetto e la sua verità quali appaiono nell’esperienza morale integra.
L’Autore può allora spiegare la costituzione epistemica della filosofia morale. Le assegna come oggetto l’atto virtuoso da praticare, atto reso virtuoso dal fatto di essere ordinato secondo l’ordo rationis stabilito dalla ragione pratica. Della conoscenza morale esercitata nell’atto virtuoso dall’attore umano la filosofia morale, in quanto è filosofia pratica, ha il compito di reperire i princìpi noetici ed operativi e di sviluppare la loro applicazione all’operabile umano particolare. Inoltre l’Autore dà ragione delle connessioni che la filosofia morale ha con la Rivelazione cristiana e con la teologia (spiegando in qual modo la filosofia morale possa essere cristiana), con le altre discipline filosofiche e con le scienze umane.
Nello spiegare la costituzione epistemica della filosofia morale l’Autore s’avvale del pensiero di san Tommaso d’Aquino, argomentando a favore della pertinenza di recepirlo e di svilupparlo nel confronto con le filosofie morali moderne. Ne risulta una nuova giustificazione della principalità delle virtù nella filosofia morale.