La letteratura è sterminata. Tra male commesso e sofferto, ci sono elementi inediti sul male (metafisico, fisico, morale) da intercettare? O contesti culturali nuovi che ne riverberano metamorfosi? Certa metafisica e certa teologia/teodicea fanno problema nel postsecolare e nella complessità del vivere (psiche, sociale, economico, politico, spirituale) odierni. Occorre pensare altrimenti il male (fenomenologicamente, dice Ricoeur), a livello antropologico (corpo, innocenti... e psiche, crudeltà, malvagità...), economico-politico (discriminazioni, povertà, corruzione...), ecologico degrado, sfruttamento...),teologico-religioso (satana, esorcismi...), soteriologico (redenzione, riconciliazione...), interreligioso (violenza,...), pratico (sofferenza...). Non solo. L'epidemia che ha colpito il mondo è globale non più regionale, dando scacco al gioco delle discolpe e delle dottrine partigiane (distrettuali e mentali) insieme alle pratiche, alle teologie e alle teodicee delle religioni. Ci sono, poi, strutture di male o responsabilità ben chiare anche se collettive o di classe?