Il titolo di questa raccolta di reportage sui movimenti rivoluzionari a cavallo tra la fine degli anni sessanta e settanta richiama la figura del sacerdote colombiano vissuto tra i contadini dell'America Latina e che, in sottana e con il fucile in spalla, andò a combattere in un reparto partigiano in Colombia, dove morì. Al centro del libro, il tema del sacrificio e la lotta dell'essere umano per la dignità, la figura del ribelle dotato di una ferma convinzione etica. Uscito per la prima volta nel 1975, 'Cristo con il fucile in spalla' fu subito acclamato come il libro dell'anno e continuamente ripubblicato. Mai apparso in Italia, fa conoscere gli inediti punti di vista di Kapuscinski, soprattutto noto per i suoi reportage africani, su altre parti del mondo, altre genti, altre tragedie. Sono reportage dal Medio Oriente, dall'Africa Orientale e dall'America Latina, di cui sono protagonisti palestinesi, siriani, libanesi, giordani, ebrei, i partigiani del Mozambico e del Salvador, l'ambasciatore della Repubblica Federale Tedesca in Guatemala Karl von Spreti e, infine, il presidente Salvador Allende e il rivoluzionario Che Guevara, di cui nel 1969 Kapuscinski aveva tradotto in polacco e pubblicato il Diario dalla Bolivia. 'Cristo con il fucile in spalla' è un'opera chiave del maestro polacco del reportage perché è uno sguardo inedito e ancora di grande attualità, ma anche perché permette di comprendere la sua visione del mondo, la sua sensibilità sociale e la sua empatia come metodo e attitudine. Infine, perché tradisce un sincero entusiasmo di Kapuscinski per le rivoluzioni e le guerriglie di quegli anni.