In Italia l’Arte Povera ha dettato
le regole, imponendo le proprie
scelte, tagliando le gambe ai non
allineati. L’esatto specchio della
cultura sessantottina: “se non sei
dei nostri, non esisti”.
A proposito di pittura, è ormai
opinione comune che nelle mostre
cool and trendy ce ne debba essere
il minimo indispensabile. Regola
non scritta, evitare i virtuosi del
pennello, e preferire il tratto incerto,
sgrammaticato, non finito.
Sul “Giornale dell’Arte” gli addetti
ai lavori hanno eletto Luca Beatrice
il peggior critico del 2009, Vittorio
Sgarbi lo ha definito il migliore.
In aperta polemica con chi sostiene che il Sessantotto abbia marcato la linea di confine anche della nuova arte italiana, Luca Beatrice sposta il vero momento della rivoluzione nel 1979. Di colpo ci si accorge che il colore e le immagini hanno la meglio sul grigio degli anni di piombo e dai pittori della Transavanguardia prende le mosse il nostro presente, avviato verso un “nuovo rinascimento”. Fra curatori-star, artisti pop, promesse mancate, comunicatori di talento, aste in TV e scandali in laguna, l’autore racconta con semplicità e chiarezza dove sta andando l’arte contemporanea nel Belpaese, nel quadro più ampio della storia culturale, musicale e televisiva degli ultimi trent’anni. Per tutti coloro che vogliono sapere che cosa è successo davvero, la prima storia revisionista dell’arte italiana dalla penna del “trasgressivo” e discusso curatore del Padiglione Italia alla Biennale di Venezia del 2009.