La storia criminale di Cosa Nostra compresa tra il primo assassinio compiuto da Salvatore Giuliano e la cattura di Bernardo Provenzano costituisce l'eredità più pesante trasmessa dal Novecento al nostro Paese. Ripercorrendo più di mezzo secolo di storia italiana, con l'ausilio di una sterminata letteratura - libri, verbali d'interrogatorio, atti processuali, relazioni delle Commissioni Antimafia, informative e rapporti di questure, prefetture, carabinieri - e la collaborazione di cento siciliani che hanno raccontato l'episodio di cui sono stati testimoni, Alfio Caruso ci restituisce, per la prima volta, la narrazione pura e semplice di un'impresa criminale, con i suoi "padri fondatori", le sue fazioni, le sue alleanze. Dall'ingresso dei villalbesi di "don Calò" Vizzini nella Dc del 1945 al primo eccidio di carabinieri a opera della "banda dei niscemesi"; dal ruolo avuto da Pisciotta e Leggio nella morte di Giuliano all'anno orribile (il 1979) con i delitti irrisolti ma tra loro collegati di Ambrosoli, Boris Giuliano, Terranova, Caruso ci svela la storia di un'associazione segreta che non ha mai avuto né "codici" né "uomini d'onore", ma ha sempre e soltanto inseguito l'arricchimento smodato dei suoi affiliati. Una storia, dunque, percorsa da personaggi efferati che non esitano, per calcolo od opportunità, a mascherarsi persino da "collaboratori di giustizia", ma anche tragicamente segnata dal sacrificio di quanti hanno combattuto ogni sopruso.