Il 14 maggio 1999, Antonio Puri Purini viene chiamato dal Quirinale per affiancare Carlo Azeglio Ciampi, appena eletto presidente della Repubblica Italiana, nel ruolo di consigliere diplomatico. Comincia così la sua esperienza accanto alla personalità politica che più di ogni altra, negli ultimi decenni, ha saputo infondere passione, serietà e concretezza al servizio del Paese. Il presidente, salito in carica con i governi di centrosinistra di D'Alema e Amato, si trova ben presto ad affrontare eventi che sconvolgono gli equilibri mondiali. L'attentato alle Torri gemelle, l'intervento armato in Afghanistan, la guerra preventiva in Iraq irrompono con prepotenza nell'agenda della politica estera italiana, che, sotto la guida del governo Berlusconi, tornato al potere nel maggio 2001, devia bruscamente dal suo solco naturale. La rottura di un codice comportamentale collaudato, il riposizionamento forzato e incomprensibile nei rapporti con i partner europei, le intemperanze senza precedenti delle componenti leghiste minano seriamente la credibilità del nostro Paese. Nei giorni drammatici dello scoppio del conflitto iracheno, l'Italia sta per essere trascinata in una guerra unilaterale, al di fuori del mandato delle Nazioni Unite. La fermezza del presidente riesce, però, ad ancorare il ruolo italiano a una cornice multilaterale.