Quale immagine di Dio trasmettere ai nostri figli o ai nipoti che ci vengono affidati? Quale amore, quale chiesa, quale cristianesimo presentare ai ragazzi del catechismo? La risposta è duplice: per parlare correttamente ed efficacemente dell’amore del Padre di Gesù occorre avvalersi dell’aiuto delle scienze umane e della riflessione teologica, e occorre farlo nella maniera più concreta possibile, valorizzando cioè la relazione familiare o quella educativa.
Dalla quarta di copertina:
Il percorso è diviso in quattro parti in cui elementi di tipo teologico o pastorale entrano in circolo con le scienze umane e da queste si lasciano sollecitare. Ogni parte si conclude con concrete indicazioni narrative, a misura di bambino.
La prima parte esplora come Gesù stesso ci parla del suo approccio ai bambini, perché non gustarcelo? E, soprattutto, perché non lasciare che i loro dubbi e le loro domande aiutino anche noi adulti in questa opera fondamentale?
La seconda parte mostra, nell’ottica della formazione relazionale-sistemica degli autori, che la Parola raggiunge il bambino nelle interazioni e nel dialogo che qualifica il mondo che lo circonda. Il tema del male nel mondo e il tema dell’amore del Padre che si abbassa con tenerezza verso ogni bambino costituiscono la spina dorsale di questa seconda parte.
La terza parte prende in esame il contesto familiare/amicale e di gruppo in cui nasce la domanda del bambino all’adulto, mettendo in rilievo come l’adulto possa fraintenderla e tradirla e come invece la Parola può bonificare e rendere più vivibili quei rapporti che l’età evolutiva da tempo ha sigillato come tipici per il bambino. In particolare si occupa del senso del tempo, della formazione alla coscienza e di alcuni relazioni, quali la gelosia, la bugia, l’aggressività.
La quarta parte si occupa dello strumento principe della trasmissione volontaria e consapevole della fede in un arco che va dalla parola alla Parola e mette a fuoco la sollecitazione narrativa che percorre tutte le parti del testo.
La nostra fede è la più grande salvaguardia del bambino che Gesù ci chiede di rispettare in Suo nome. Da questa considerazione scende la nostra tesi che l’educazione alla fede non sia un sovrappiù né un optional, ma proprio una autentica protezione del bambino, ricca di futuro.
In questo senso, il testo si mette sulla scia della seconda enciclica di Benedetto XVI, Spe salvi che pone in stretta sinergia – e non solo in una prospettiva di dialogo e di aiuto reciproco – ragione e fede. Quale religione, quale Amore, presenteremo allora ai nostri figli? Ai ragazzi che troviamo a catechismo? Agli scolari che incontriamo in classe? Ai nipoti e ai piccoli che ci vengono incontro?
La risposta del testo è in accordo con queste premesse e ci invita: a) a parlare dell’Amore del Padre di Gesù utilizzando tutti i mezzi delle scienze umane e tutti i mezzi di una moderna riflessione teologica; b) a parlare dell’Amore del Padre di Gesù nella maniera più concreta possibile, cercando tracce della speranza proprio nella realistica incarnazione di ciascun umano: là dove ogni persona fa esperienza di amore; e cioè nella relazione di coppia che fonda, costruisce, plasma il famigliare. Tutti noi portiamo – in maniera più o meno esaltante e/o dolorosa – le stimmate di questo amore esperito agli albori della vita e dentro il terreno del noi della coppia parentale che ci ha generato.
Il testo riprende dopo più di dieci anni il tema che gli autori hanno già trattato nel fortunato Parlare di Dio ai bambini (Queriniana 20014) e vorrebbe completarlo e aggiornarlo con i caratteri fondamentali della relazione che insieme, genitori/educatori e ragazzi, costruiscono, quando si mettono in clima di trasmissione della fede. Questo intento, che guida tutto il libro, non solo intende fornire a coloro che parlano di Dio alle nuove generazioni spunti operativi, ma chiede di riflettere sulla loro trasmissione della fede, a favore del bambino come dice il titolo; nella speranza che faccia bene a loro e a tutti noi, generazione adulta.