Giuseppe Leonelli firma un saggio panoramico sulla critica degli anni '80. È un decennio in cui sono ancora attivi alcuni dei maggiori rappresentanti della cultura letteraria nazionale ed escono libri fondamentali come "Una pietra sopra" di Italo Calvino, alcuni dei più avvincenti saggi di Macchia, quali "Pirandello o la stanza della tortura", "Tra don Giovanni e Don Rodrigo", "Scenari secenteschi", "Proust e dintorni", cui si affiancano "Penna papers e Scritti servili" di Cesare Garboli, e testi vari di Baldacci, Citati, Magris, Calasse, Asor Rosa. Filippo La Porta prende idealmente la "staffetta" da Leonelli per introdurre il lettore agli anni '90, quando una "nuova critica" comincia a consolidarsi attraverso articoli, convegni, primi bilanci, e in forte intreccio con la narrativa. I compiti che si pone la nuova critica appaiono a volte eccessivi, ma fondamentali: l'analisi dei testi come discorso sulla società italiana, la critica letteraria come critica della cultura, il tentativo di ripensare il presente alla luce di una tradizione ancora viva, il contributo alla formulazione di una idea di modernità.