La presunta minorità del femminile, teorizzata e imposta dagli uomini di tutti i tempi, di tutte le società e di tutte le religioni, ha sempre relegato le donne ai margini della storia, della vita e anche della Chiesa, costringendole ad assumere il ruolo di esseri secondari, dipendenti, al punto che troppe donne hanno subito questo pregiudizio come un destino. Nell'ultimo secolo qualcosa è cambiato, ma forse non sostanzialmente, forse non abbastanza. L'autrice affronta questo tema dal suo punto di vista cristiano, e partendo da una situazione personale. Ciò l'ha spinta ad approfondire la questione femminile nei suoi vari aspetti, non soltanto religiosi, ma anche sociologici, psicologici, storici. Ed è giunta ad una sua conclusione. Forse, nell'immaginario maschile, le donne resteranno "il sesso debole" fino alla fine dei tempi, ma ciò non significa che corrisponda alla verità. Anzi: le donne non hanno alcun motivo di piangere, perché in realtà non sono né "deboli" né "secondarie", e perché la loro storia e la loro vita riflettono la stessa storia e la stessa vita di Cristo. Una realtà, questa, che secondo l'autrice è tutta da scoprire, da interiorizzare, da vivere, nella libertà di un'esistenza pienamente femminile e nella volontà di essere completamente e veramente donne.