Euripide si lamenta. Siamo nel secondo giorno della festa femminile delle Tesmoforie: egli teme che le donne lo condannino a morte, per punirlo di aver parlato male di loro. E vorrebbe che Agatone, un poeta effeminato, vada a difenderlo alla festa. Ma Agatone ha paura e rifiuta l'incarico. Allora il Parente - un buffone - prende il suo posto. Euripide lo rade, gli brucia i peli sulle natiche, lo rende liscio come una donna, lo traveste con abiti femminili. Ecco l'assemblea delle Tesmoforie: le donne protestano contro Euripide: il Parente denigra le donne: arriva Clistene, un famoso invertito: il Parente sgozza un otre di vino: Euripide dice dei versi della sua "Elena": questo dramma elegantissimo viene parodiato; e così via, di trovata in trovata, ognuna più spettacolare e divertente dell'altra. Non sappiamo mai se Aristofane schernisca o difenda le donne: non sappiamo cosa pensi veramente di Euripide. Come saperlo? Tutto è un gioco che si compiace di sé stesso. Alla fine "abbiamo giocato abbastanza: è tempo che ognuna ritorni alla sua casa". Nelle "Donne alle Tesmoforie", la volgarità di Aristofane tocca il suo culmine: la commedia sembra una farsaccia da paese, come spesso le commedie di Shakespeare - ma una fantasia prodigiosa innalza tutto ciò che è volgare ed osceno nel regno della vertiginosa follia comica.
Tragedia e commedia in un classico brioso e magnificamente tradotto che si inserisce – come quinto titolo dopo Le rane, Gli uccelli, Le Donne all’assemblea, e Le Nuvole – nella sezione “tutto Aristofane” della collana “Scrittori greci e latini”. Una nuova edizione critica e una curatela di prestigio: Carlo Prato, professore emerito di Letteratura greca all’Università di Lecce, insigne filologo dedicatosi da sempre allo studio del commediografo ateniese e, in particolare, ai rapporti tra Aristofane ed Euripide; la traduzione moderna e spigliata è di Dario Del Corno, titolare di Letteratura Greca alla Statale di Milano e docente di storia del teatro, autentico specialista di spettacoli classici.
Indice - Sommario
Introduzione
Indicazioni bibliografiche
TESTO E TRADUZIONE
- Sigla
- Le Donne alle tesmoforie
COMMENTO
Appendice metrica
Indice delle cose notevoli
Indice dei termini greci
Prefazione / Introduzione
I - La data di rappresentazione
L'assenza di hypothesis ("argomento") e di notizie certe o attendibili (testimonianze, scoli, allusioni storiche ecc.) ha reso difficile fissare la data di rappresentazione delle Tesmoforiazuse (Le Donne alle Tesmoforie), non solo per quanto con cerne l'anno in cui la commedia partecipò al concorso, ma anche per la sede del teatro nella quale essa venne allestita.
L'opinione corrente, sia pure con contrasti, è orientata in favore rispettivamente del 411 e delle Dionisie cittadine. In passato, soprattutto prima dell'intervento di Wilamowitz, che sostenne la data del 411, aveva trovato numerosi e autorevoli consensi anche la tesi del 410, recentemente ribadita da Rhodes.
Alla data del 411 si è arrivati principalmente sulla base di una preziosa indicazione del testo aristofaneo, dal quale si apprende che in "quello stesso luogo", dove si svolgeva lo spettacolo, l'anno precedente si era esibito Euripide con una tragedia, l'Andromeda, da lui, secondo un altro scolio, messa in scena insieme all'Elena; anche di questi due drammi, in verità, mancano informazioni dirette circa la data di rappresentazione, ma questa volta è stato possibile ricostruirla grazie a una notizia fornita dallo scolio a Ran. 53, secondo la quale l'Andromeda era stata presentata agli agoni tragici sette anni prima delle "Rane" (messe in scena esse stesse alle Lenee del 405), cioè nel 412.
Per quanto riguarda il tipo di concorso cui avrebbe partecipato Aristofane, l'orientamento della critica risulta favorevole, in prevalenza, a una rappresentazione delle Tesmoforiazuse alle Dionisie cittadine (marzo-aprile), ma le argomentazioni addotte non paiono decisive, anzi hanno tutte l'aria di petizioni di principio. Ciò vale, in verità, sia per chi ha aderito alla tesi prevalente, sia per chi (come Schmid-StähIin, Gelzer ecc.) si è pronunciato in favore della tesi opposta, cioè di una rappresentazione delle Tesmoforiazuse alle Lenee e di quella della Lisistrata alle grandi Dionisie, sia per chi (come il Cantarella) si è deciso per la rappresentazione di entrambe le commedie alle Lenee, sia per chi (come Russo) ha optato per una loro rappresentazione alle Dionisie cittadine.