Esiste ancora l'uomo perbene? Esiste ancora l'uomo che rispetta le code agli sportelli, vuol pagare le tasse, si lamenta ma segue le regole, non smania pur di apparire in un talk show televisivo e non gode nel fregare il prossimo? Dai tempi di Tangentopoli nel nostro Paese è successo di tutto. E oggi i vocabolari definiscono l'uomo perbene come "conforme alle norme dell'onestà e della rettitudine", ma "spesso in modo esteriore e convenzionale". Come se perfino gli studiosi della lingua si fossero assuefatti e preferissero eliminare quest'aggettivo in quanto desueto, improbabile, anacronistico. Eppure perbene c'è tanta, tantissima gente. Uomini e donne che non fingono affatto e che vivono nell'anonimato la propria esistenza alla ricerca di un valore troppo spesso non riconosciuto: la normalità. In un racconto sospeso tra saggio e gustosissime fiction surreali, usando la penna come una lampada di Diogene, Umberto Brindani va alla ricerca di ciò che sembrava perduto per sempre. E navigando tra eroi e cialtroni, truffatori e goliardi, ingenui e profittatori, dà vita a un affresco dell'Italia contemporanea. Scovando, tra le macerie della crisi economica e morale, l'anima di un popolo martoriato ma sopravvissuto a nani, ballerine e cortigiani. Un popolo che, grazie alle sue infinite risorse, può fin d'ora ricominciare a sperare nel futuro.