Difficile definire questa stagione segnata da storie minori e rimozioni. Un paio di decenni fa ciò era più facile: Yalta delineava un quadro in cui orientarsi. Oggi le cose si sono complicate. È crollato il vecchio ordine internazionale e
quello nuovo è in fase di faticosa gestazione. Questa percezione del passaggio d’epoca è essenziale per parlare oggi dell’Europa. E ci obbliga a pensare europeo. L’Europa che verrà è un’Europa oltre se stessa. Non soltanto parlamenti e tribunali, ma cattedrali, sinagoghe e moschee. Non più tedeschi, francesi e italiani, ma meticci di un mondo in progress. Tappa del mondo che verrà. Alcide De Gasperi e Altiero Spinelli lo avevano previsto. Papa Wojtyla, i cardinali Martini e Tettamanzi hanno affrontato e arricchito il tema. Bruxelles sembra sonnecchiare in panchina mentre è in corso la partita tra Americani e Cinesi. Ma il sogno europeo può continuare se l’Europa si sveglia ed entra in campo. «L’Italia ha bisogno di vivere e di promuovere gli ideali che hanno animato l’impegno dei padri fondatori dell’Europa unita. E sono, questi, gli ideali della pace, della fraternità, della solidarietà concreta e generosa, della condivisione di risorse e progetti. Essi trovano il loro fondamento e il loro significato più autentico in quelle radici cristiane che hanno, nei secoli, plasmato i popoli dell’Europa», dalla presentazione del cardinale Dionigi Tettamanzi.
Giovanni Bianchi si è laureato in Scienze politiche presso l’Università Cattolica di Milano. Ha insegnato filosofia e storia. È stato presidente regionale delle ACLI e, dal 1987 al 1994, presidente nazionale. Dal 1994 al 2006 è stato deputato al Parlamento. Relatore della Legge per la remissione del debito ai Paesi poveri, ha presieduto il Comitato permanente della Camera dei Deputati per gli Italiani all’estero. È presidente e fondatore dei Circoli Dossetti, centri di cultura e formazione politica. Dal 2004 è presidente del CESPI (Centro Studi Problemi Internazionali). La sua attività di scrittore ha trovato espressione spaziando attraverso diversi ambiti (narrativa, poesia, saggistica...), sia in riviste (Animazione sociale, Rocca, Bailamme...) che in di volumi, tra i quali: Per una teologia del lavoro (1985); Al Dio feriale. Teologia minima (1990); L’idea popolare (2003); Testimoni e maestri. Materiali per un laburismo cristiano (2005); Martini “politico” e la laicità dei cristiani (2007); Solo la sinistra va in Paradiso (2009).