Per molte ragioni la civiltà europea sembra procedere sul piano inclinato della decadenza: individualismo e sfiducia, rifiuto della tradizione e paura del futuro, perdita dei grandi ideali e vita alla giornata. L'Europa si mostra attanagliata da una crisi che è certo anche economica e politica, ma, in primo luogo, antropologica, cioè morale e religiosa. Sembra quasi che quegli ideali che Atene, Roma e Gerusalemme avevano introdotto nel continente europeo, facendone il luogo della civiltà più umana e progressiva, si siano esauriti. E che l'europeo sia divenuto «invertebrato», incapace di reagire e anche di difendersi. Un'opera, questa di Morra, radicata nella rievocazione del passato, ma solo allo scopo di capire il presente e di poter, quindi, indicare per il futuro un cammino di recupero e di promozione. Che non potrà partire se non dalla riscoperta della tradizione cristiana e laica dell'Europa: «Un albero senza radici si secca» (papa Ratzinger). (pp. 192)
Gianfranco Morra, professore emerito di Sociologia culturale nell'Università di Bologna, ha dedicato i suoi interessi alla filosofia (Filosofia per tutti, 1998) e alla sociologia (Propedeutica sociologica, 2001). Negli anni della «cultura della resa» rivendicò i valori europei e cristiani della libertà e della responsabilità con Marxismo e religione (1976). Studioso di fenomenologia della religione, dell'ateismo e delle religioni secolari (Dio senza Dio, 1989; Teologia politica e religione civile, 2000), si è soffermato sul fenomeno della postmodernità (Il quarto uomo, 1992) e della crisi della civiltà europea (Breviario del pessimista, 2001). E' editorialista di Libero e collaboratore di Studi cattolici.