Di dizionari filosofici ne sono stati scritti tanti, ma il più delle volte trattano di questioni come Dio, la sostanza, il destino, la libertà, e qualche volta persino con un tono oracolare, o quantomeno professorale. Invece, in questa «filosofia per dame» – che significa, illuministicamente, «filosofia per tutti», non solo per chierici o addetti ai lavori –, si tratta anche di temi non canonicamente metafisici, come il lasciarsi, lo stress, il marito pantofolaio, i corteggiatori forse molesti, le vacanze e i suoceri, fino alle più moderne e postmoderne gaffes sul web o amicizie di Facebook.
Temi classicissimi, in realtà, e spesso importanti, gravi quando non addirittura funesti, ma classicamente reputati poco filosofici, e ai quali questo dizionario cerca di dare delle risposte, il più possibile pratiche e attuabili, sfatando il mito secondo cui la filosofia dovrebbe soprattutto porre domande. L’ordine delle voci è ovviamente alfabetico, ma si gioca con i rimandi, che creano nessi psicoanalitici e spiazzamenti liberatori. Il vantaggio, in veste di filosofi, è che nel dare risposte «non si è costretti a essere ottimisti o confortanti. Al massimo si possono suggerire piccoli stratagemmi, giacché, come scriveva Gracián, la vita è milizia contro la malizia umana». E se poi la milizia non dovesse aver la meglio sulla malizia, resterebbe pur sempre l’estrema risorsa di Scarlett O’Hara: dirsi che domani è un altro giorno, e prenderla con filosofia.