Questo nuovo romanzo è il seguito di Il profumo della pioggia nei Balcani, ed è rimasto a lungo nel cassetto dell'editore jugoslavo perché i tempi non erano pronti per una critica aperta al regime di Tito. Con grande realismo, e la stessa pacata ironia della prima parte della storia, Gordana Kuié racconta le vicende, le piccole gioie e le grandi difficoltà quotidiane del dopoguerra nella nuova Jugoslavia, dal 1945 fino a metà degli anni Sessanta. Le quattro sorelle Salom sopravvissute al conflitto e alle persecuzioni naziste si trovano ad affrontare altre prove: il luogo e l'azione si spostano da Sarajevo a Belgrado, in casa di Marko Koraé e della moglie Blanki. Un tempo ricco possidente e proprietario di giornali, Marko trascorre alcuni mesi in carcere come “nemico del popolo”, e ha poi difficoltà perfino a trovare lavoro. La coppia vive, insieme alla cognata Riki e alla figlia Inda, in una casa modesta, costretti a condividerla con i rappresentanti della “nuova” classe rurale, una coppia di contadini rozzi che danno molto filo da torcere alla famiglia borghese spodestata: il racconto è tragicomico, soprattutto quando quest'ultima viene chiamata a rispondere di maltrattamenti in tribunale. Un altro inquilino, il maggiore Spasic, impara invece le buone maniere dai Koraé, ma, dopo la scissione tra Tito e Stalin nel 48, finisce sulla famigerata Isola nuda. Clara parte invece per gli Stati Uniti, dove verrà raggiunta da Riki, che sceglie di non sposare l'amore di sempre perché non ne condivide le idee politiche. Nina si trasferisce a Dubrovnik con il marito, ma rimarrà presto vedova. Parallele, scorrono le vicende di Inda, nella realtà l'autrice stessa, e delle sue amiche adolescenti che vivono i tempi nuovi in modo molto diverso.