Francesco d'Assisi è universalmente conosciuto come colui che amava la povertà e predicava agli uccelli e come il primo stimmatizzato della storia. A partire dal medioevo, innumerevoli agiografie e moltissime opere a lui sono state dedicate e, ai giorni nostri, la sua fama supera largamente le frontiere del cattolicesimo, poiché credenti di tutte le confessioni e numerosissimi non credenti si interessano a san Francesco e al francescanesimo, che ha segnato in profondità il cristianesimo occidentale. Malgrado la simpatia generale che circonda la sua figura, il «Povero d'Assisi» è conosciuto in modo superficiale e impreciso dal grande pubblico, in quanto la sua immagine è stata deformata da interpretazioni edificanti o fantasiose che ne hanno intorbidito e snaturato il messaggio.
Negli ultimi cinquant'anni le ricerche a lui consacrate, in Italia e nel mondo intero, hanno modificato in modo radicale la conoscenza e la comprensione della vicenda e della personalità del Poverello. Pertanto, è diventato urgente consacrargli un nuovo lavoro di sintesi sulla base delle ricerche piú solide. Non si dimentichi inoltre che oggi ci si riferisce spesso allo «spirito d'Assisi» e al contributo che esso può offrire a riportare la pace tra le diverse religioni (nel 1986 Giovanni Paolo II ha invitato nella città umbra i principali esponenti delle grandi religioni). Il presente volume cerca di spiegare, ponendosi dal punto di vista dello storico, perché Francesco d'Assisi continui a esercitare un'autentica fascinazione a distanza di otto secoli.
«La difficoltà che incontriamo nel cogliere la figura del Povero d'Assisi nella sua realtà storica dipende in larga misura dal fatto che la sua esperienza religiosa è stata presentata spesso come la riproduzione pura e semplice di quella di Gesú: lo indica il titolo di alter Christus (secondo Cristo) a lui attribuito da diversi autori a partire dalla fine del Duecento. [...] Sicuramente Francesco d'Assisi ha cercato di "seguire le orme" di Gesú di Nazareth, secondo quanto riusciva a scoprire nelle sacre Scritture (i Vangeli ma anche i Salmi!) e tra gli esseri umani incontrati; ma ha effettuato delle scelte fra le diverse immagini di quel Cristo che egli aveva collocato al centro della sua esistenza. In sintesi, diciamo che ha dato della vita del Cristo una interpretazione molto radicale, poiché egli era un laico la cui intelligenza non era ingombra da formulazioni dottrinali né da influenze delle correnti filosofiche e teologiche. Realizzando il vangelo alla luce della sua esperienza personale e della sua cultura cittadina e cavalleresca, Francesco ha scelto di seguire un Cristo povero e mendicante, sempre in cammino, che condivideva con i marginali la precarietà delle loro condizioni di vita [...]. Ma non ha cessato, dal secolo XIII, di esercitare un effettivo fascino sugli spiriti e costituisce ancora oggi una figura a cui gli individui e le società si rapportano in modo giovevole per trovarvi, secondo la parola evangelica, nova et vetera, verità antiche e idee nuove».