«È fuor di dubbio che Bruno venne al mondo per accendere un fuoco e vide quel fuoco come una raffigurazione dell'amore ardente che aveva creato sia il cosmo sia i cuori umani. Dalla sua cella nelle prigioni dell'Inquisizione veneziana avrebbe contemplato le stelle»: anticipatore del calcolo, investigatore dell'atmosfera planetaria, aspro critico delle prime forme di colonialismo in America, Giordano Bruno ha tutte le carte in regola per essere considerato un uomo totalmente 'moderno'; eppure, allo stesso tempo, la sua riflessione è impregnata dell'immaginario neoplatonico rinascimentale, di cabala e arti mnemoniche, di visioni spirituali che esprime a volte in densi componimenti in latino, altre in un vernacolare scatenato o in sublime poesia. Nato sotto l'ombra del Vesuvio, cresciuto nel convento napoletano di San Domenico Maggiore, nella sua breve vita fu destinato ad attraversare gran parte dell'Europa cinquecentesca: la Svizzera, la Francia, l'Inghilterra, la Germania, Praga, spesso nelle corti dei sovrani, fino a giungere poi a Venezia, dove cadde nelle reti del Sant'Uffizio nel 1592. Morì il 17 febbraio del 1600 in piazza Campo de' Fiori a Roma come «eretico ostinato e pertinace».
Ingrid Rowland traccia una biografia del filosofo nolano agile e accessibile, facendo ampio uso di brani delle sue opere e dedicando un'attenzione particolare agli aspetti 'scientifici' della sua ricerca: le conseguenze che l'esistenza di un universo infinito comporta alla fisica, alla matematica, al concetto della magia (qui reinterpretata in chiave filosofica), al giusto modo per l'uomo di stare nel mondo quando il mondo è un cosmo senza limiti.