Dall'America indigena un messaggio di speranza al mondo contemporaneo
Questa opera, a cui hanno partecipato autori di vari paesi dell’America Latina dando voce a esperienze di largo respiro, apre un orizzonte fondamentale per concepire il futuro del pianeta. Ritrovare il rapporto tra l’uomo e la terra, non ridurre la terra a una merce di cui il più forte si può appropriare per usarla contro la sua stessa natura, riguarda tutto il mondo: Americhe, Africa, Asia, Oceania e certamente anche Europa. Il mondo indio e contadino delle Americhe, pur nella sua povertà, ha oggi da dare un contributo culturale e politico di grande prospettiva. Le popolazioni originarie delle Americhe, oltre ad avere in comune condizioni di forte emarginazione sociale, si distinguono anzitutto per la loro antica cultura solidaristica, comunitaria, per il rapporto privilegiato che hanno avuto da sempre con la natura, con la terra, la Madre Terra, Pacha Mama; e proprio per questo lottano per evitare lo sfruttamento senza regole dei loro territori da parte delle grandi imprese multinazionali del mondo cosiddetto «emancipato», quello dello sviluppismo quantitativo e consumista del capitale. Il mondo indio e contadino ci mostra come le politiche economiche dei popoli siano chiamate a porsi in totale alternativa al modo di produzione liberista in una prospettiva socio-economica autodeterminata e partecipata, in grado, ad esempio, di valorizzare le diversità dei modelli adottati dai contadini e dagli indigeni nel loro modo di gestire la terra, proponendo forme di articolazione alternative ai modelli di produzione dei gruppi economici dominanti. A poco valgono le proposte di uno sviluppo sostenibile se non c’è la riappropriazione, da parte di chi lavora ed è in un rapporto armonico con la terra, della gestione della produzione e del territorio. Il presente volume è sì un grido di ribellione al protrarsi della gestione coloniale di troppa parte del pianeta, ma, anche, il grido di speranza per l’umanità lanciata dagli indiani d’America: «Del vento soltanto ho paura».