È stato costretto a nascondersi tra le tribù ancora libere della Colchide. Costretto a diventare bandito per sfuggire a chi vuole la sua morte e quella di suo figlio. Costretto a combattere e razziare, un’ombra, un animale selvaggio, forse solo una leggenda. Valerio il medico, il gladiatore, l’uomo che sa come ridare la vita e come toglierla, ora è il ribelle che odia i romani e che Domiziano, il crudele figlio dell’imperatore, brama di vedere morto.
In quegli stessi anni, violenti e tormentati, suo fratello Antonio Primo è a Roma per sovrintendere i lavori della più grandiosa opera che l’impero abbia mai immaginato: l’Anfiteatro Flavio, il futuro Colosseo, un gigantesco cantiere che coinvolge migliaia di maestranze, materiali, macchine, impianti idraulici, la costruzione prodigio che richiama visitatori da ogni angolo d’Europa. Solo il carisma di Antonio, ha sentenziato Vespasiano, può guidare quell’esercito di uomini alla realizzazione di una simile impresa.
Poi verranno i giochi, le feste, i mortali combattimenti di uomini e fiere, i cento giorni memorabili della trionfale inaugurazione.
Imperatori si avvicenderanno. Eserciti si scontreranno. E due fratelli si ritroveranno: Valerio il ribelle e il comandante Antonio Primo, due soldati che credono nell’onore, impegnati su fronti opposti.