Il Giovedì santo è la porta d'ingresso del Triduo pasquale. L'ultima Cena, che si celebra in questo giorno, è inseparabile dalla passione e dalla risurrezione del Signore. Essa, infatti, anticipa, implica ed esprime gli eventi fondatori: il pane è spezzato, come spezzato sarà il corpo, il vino è versato, come versato sarà il sangue. Nel pane spezzato e nel vino versato s'inscrive tutto il mistero della morte vivificante del Signore: il rito della Cena si fa narrazione dell'amore di Dio crocifisso, gestualità segreta eppure rivelatrice, disegno di quella forma, quella del pasto, che plasmerà per sempre il volto della Chiesa. Il testo si compone di due parti: nella prima, le celebrazioni del Giovedì santo vengono rilette alla luce dei testi liturgici e magisteriali, così da suggerire al lettore le principali chiavi interpretative offerte dalla riforma liturgica conciliare; nella seconda parte viene offerta una lettura liturgico-sapienziale del Giovedì santo attraverso una spiegazione dei riti (tempi, luoghi, gesti, oggetti).