Tra i più importanti scrittori del Novecento americano a volte osannato altre denigrato mai comunque ignorato, Henry Miller ci consegna qui un insieme di riflessioni che non sono sicuramente inferiori, quanto a valore, alle sue più note opere narrative, unanimemente riconosciute come capolavori. Pubblicato nel 1941 e ora tradotto e pubblicato per la prima volta in lingua italiana, tutti i temi sono trattati in un'altalena di toni, umori, atmosfere e visioni che tengono il lettore costantemente in balia della scrittura, sospeso tra le lacrime e la risata, tra l'angoscia e lo stupore. Riflessioni di sapore filosofico, tributi al mondo dell'arte, dalla scrittura alla pittura, dal cinema alla fotografia, ma anche il tenero racconto dell'amore per una prostituta parigina, esclusivamente carnale ma che proprio nella carnalità si eleva a forma d'amore metafisico, e ancora il violento atto d'accusa alla politica militare americana, i rimandi e riferimenti alla politica europea, all'Europa di Hitler e Mussolini, le lucide considerazioni su una civiltà alle soglie della catastrofe mondiale. Il libro, scritto con stili e cadenze diverse, quasi musicali, può essere letto come un percorso: un percorso, personalissimo dell'autore che, muovendo da fatti e personaggi della sua epoca, da contenuti esistenziali fondamentali, lascia che sia il suo cuore a giudicare, a parlare per lui, ma che, strada facendo diventa anche il percorso universale dell'uomo alla ricerca di se stesso, del senso della vita.