È quasi sterminata la produzione letteraria (ma anche iconografica, fumettistica e filmografica) su Antonio Lorenzo Massaja (1809-1889), diventato poi il cappuccino fra Guglielmo dalla Piovà, quindi Vicario Apostolico dell'Alta Etiopia, là soprannominato per fama e assonanza Abuna Messias, infine noto al mondo come cardinal Massaja e ora dichiarato per decreto pontificio Venerabile Servo di Dio. La figura del missionario astigiano continua ad appassionare soprattutto per i suoi aspetti avventurosi di viaggiatore ed esploratore, di medico «padre del fantatà», di linguista che per primo mise per scritto la lingua oromo, persino di diplomatico impegnato sul fronte francese e inglese. È però essenziale cogliere al meglio il nocciolo della sua personalità, quello della missione cattolica per l'evangelizzazione dell'Etiopia. Un impegno dal quale nascono e nel quale confluiscono tutti gli altri interessi e le altre passioni che animavano la sua poliedrica personalità. Dunque la formazione filosofica e teologica nell'ambito cappuccino, l'impegno catechistico a tutto campo arrivato anche alla stesura scritta di due o tre catechismi nelle lingue etiopiche, il confronto con la cultura abissina e la chiesa copta, quella degli oromo e del Kaffa, e anche con l'islam dell'epoca impegnato nella conquista missionaria dell'Africa. È questo l'intento del presente libro che nasce da un'attenta e appassionata ricerca che muove dal 1989, centenario della morte, con il primo studio del Catechismo Galla, passando per i convegni del 2009, bicentenario della nascita, con la ricerca sulla formazione teologica del Massaja e sulla sua attenta opera di evangelizzazione e di organizzazione liturgica e pastorale, per arrivare al suo serrato confronto con l'islam, molto duro ma anche singolarmente profetico.