La recente letteratura su Hannah Arendt, soprattutto in Germania, ha dischiuso nuovi spazi di ricerca, meno accademici rispetto al passato e legati principalmente all'interesse per le "irregolarità" presenti nel modo di pensare e di scrivere di questa figura eminente della cultura contemporanea. Marie Luise Knott, in particolare, fa parte di una cerchia di autori impegnati a ricostruire l'intricato tessuto dei riferimenti letterari, poetici e filosofici che formano il "sottotesto" degli scritti arendtiani. Nasce così questo libro, costruito con leggerezza su capitoli dedicati a "Ridere", "Tradurre", "Riapprendere il perdono", "Drammatizzare". Si delineano percorsi affascinanti attraverso un'opera eclettica: i movimenti sotterranei dei concetti, il trapassare di esperienze reali (amicizie, letture, discussioni) nel pensiero e soprattutto il libero gioco con l'inglese, la lingua dell'esilio americano, e il tedesco, la lingua materna, con la filosofia e con la poesia. L'autrice utilizza in prevalenza testi inediti in Italia, in particolare lettere e brani di diario, mettendo in luce aspetti sorprendenti della personalità di Arendt.