Hans Mayer, ufficiale della Wehrmacht, schivo e solitario, si limita a percorrere ogni giorno la strada che lo separa dalla caserma cercando di non badare agli sguardi di disprezzo che lo circondano. È chiuso in un circolo vizioso di incertezze che lo hanno portato a riflettere sul suo ruolo. Niente nella città monotona che è diventata Varsavia gli fa credere che le cose un giorno possano cambiare. Una sera d'autunno il destino lo mette alla prova, giocando una delle sue carte più pericolose, lanciandogli una sfida inizialmente impossibile che con il tempo si trasforma nella sua unica ragione di vita. La sua casa diventa l'unico porto sicuro in mezzo all'enorme campo di battaglia in cui si è trasformato il mondo. Il gelo crudele dell'Olocausto sta penetrando lentamente nel cuore degli uomini, ma Hans è pronto alla disobbedienza. Si ritroverà di fronte a un bivio, costretto a decidere se scommettere su tutte le sue sicurezze o rinunciare. L'innocente Marie è il suo segreto indicibile, la sua sfida al sistema, il suo inno alla libertà, una rincorsa verso la luce. Dove finisce, allora, il dovere morale e dove comincia l'imperativo della coscienza? Nella mostruosità di una singola immagine, in un labirinto contorto di cose, oggetti e persone, nelle parole sussurrate al buio, sottovoce, parole rubate per paura di un tradimento, negli incubi notturni che prendono forma, in una continua e convulsa lotta per la sopravvivenza. La penna della Spezzano accarezza le ferite dell'anima e quelle della storia, sa narrare di una fuga ineluttabile alla ricerca del tepore esistenziale, con un tocco privo di pietismo. "Hans Mayer e la bambina ebrea" è un ritratto intenso e drammatico del capitolo più cupo del Novecento che dimostra la forza potente di un amore puro, incondizionato e ribelle.