Il modello del giardino in Italia e in Europa
Non si può parlare dei famosi giardini romani, interni alla città e nella campagna, senza ricordarsi che prima di essi sorsero già nel Medioevo i giardini vaticani: proprio questi furono l'oggetto di imitazione per i giardini romani. Pur celeberrimi, i giardini vaticani mancano di uno studio che li inserisca come imprescindibile pietra miliare nella storia del giardino occidentale e nella storia dell'arte. Le prime notizie sui giardini vaticani ci giungono in rapporto ad alcune trasformazioni avvenute nel XIII secolo. Gli ultimi grandi cambiamenti si avranno negli anni Trenta del XX secolo, quando il Vaticano divenne uno Stato. Questa pubblicazione ripercorre tutta la loro storia, evidenziando realizzazioni, esperimenti e trasformazioni che concernono 22 dei 44 ettari totali della Città del Vaticano.
Sulla base di una vasta ricerca dei documenti originali, è stato possibile ricostruire le origini dei giardini e la presenza di una collezione di piante tale da farli considerare il più antico orto botanico d’Italia; il configurarsi di tipologie architettoniche e del verde destinate a costituire modelli per lo sviluppo delle ville; la presenza quali curatori dei giardini di personalità come Michele Mercati (tra il 1570 ed il 1580) che vi ha introdotto piante provenienti dalle Americhe e all’epoca rarissime e di Johannes Faber (dal 1600 al 1629), illustre botanico membro della prestigiosa Accademia dei Lincei. Per i giardini sono stati evidenziati i significati simbolici, la compresenza di attività produttive e di funzioni di delizia, il ruolo di decoro ma anche quello di supporto scientifico alle scienze botaniche. L’importanza dell’acqua, sia quale elemento simbolico sia vita per le piante e le fontane, è tema che percorre tutta la storia, soprattutto dopo la conduzione dell’acqua Paola e la realizzazione delle spettacolari e scenografiche fontane volute da Paolo V. Non meno interessante è la ricostruzione delle pratiche di giardinaggio, degli interventi in prima persona di pontefici giardinieri come Leone XIII che si occupava della vigna, fino alla eliminazione di ogni elemento di ruralità per destinare tutto lo spazio a disposizione per la bellezza ed il decoro. Il volume si conclude con gli interventi di Pio XI che, dopo il Concordato del 1929, ha realizzato numerosi edifici, fontane, monumenti e soprattutto nuovi giardini che vedono il trionfo del revival del giardino all’italiana, con elaborati parterres, aiuole geometriche, graziose fontane. Un ultimo capitolo è dedicato alle ville dove i pontefici villeggiavano, prima che la Villa di Castel Gandolfo divenisse residenza estiva ufficiale, con un’anticipazione sulla storia di questa villa che presenta ancora molti aspetti sconosciuti ed inediti.